venerdì 26 giugno 2009

Moonwalking in heaven (II)


Michael "Jacko" Jackson (1958-2009).
Regnò sul pop per un decennio.

Il re è morto, viva il re.

Moonwalking in heaven




Cazzo, è morto Michael Jackson

lunedì 22 giugno 2009

Cinque anni di Leitmotiv

Giulia Bruno: Direttora responsabile. è una signora di mezzetà nata nel lontano 1958. Vita spesa tra l'autocoscienza femminista e la comunicazione. Leitmotiv, l'esperienza più seria che troverete nel suo curriculum.

Elisa Mariani: Redattrice. Nasce a Seregno il 20 Giugno 1986. Studia Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Milano, collabora con Leitmotiv dal numero sul Terrore, pubblicato nel Novembre 2007. Ha collaborato con il quotidiano La Provincia e lavora come addetto stampa.

Marco Astolfi: Vignettista e grafico. Nasce a Como nell'84. Ingegnere e perdigiorno. Nel 2005 dopo una durissima selezione in cui era l'unico candidato, ottiene il ruolo di vignettista per Leitmotiv e viene subito censurato. Da Aprile a Ottobre calza sandali.

Alis Barbaro: Redattore. Nasce a Milano, vive a Como e studia a Lugano. Laureatosi in Filosofia nel 2007, studia ora Gestione dei Media, convinto di poter mettere a frutto l'esperienza maturata fin dall'atto di fondazione con Leitmotiv.

Gianluigi Bocelli: Redattore. Nasce la notte di una domenica estiva del 1984 a Como. Letterato e musicista, rimpiange la fine del sistema mecenatistico che lo costringe a lavorare per davvero (se insegnare musica si può considerar tale) nonostante i sogni di gloria che i titoli perseguiti presso il Conservatorio e la facoltà di Lettere promettevano. Senza rassegnarsi prosegue comunque la propria attività artistica come concertista e scrittore, a lato degli studi di musicologia e del lavoro. È redattore da troppo tempo per essere ancora credibile. Da grande vuol fare il veterinario perché ama i gatti.

Francesco Carrubba: Vicepresidente: Nasce a Como il 14 Maggio 1984, in piena primavera e già con la rinite allergica. Dal Marzo 2009 è Dottore Magistrale in Scienze Politiche, insomma è disoccupato ma con stile. Per Leitmotiv, della cui Associazione è il vicepresidente tuttofare da Settembre 2008, scrive dal secondo numero su La Città (Agosto 2004). Lavora saltuariamente al Teatro Sociale di Como e collabora con CiaoComoRadio come conduttore e autore. Infine, nella redazione di Radio Italia Solo Musica Italiana fa lo stagista speranzoso. Spesso si domanda che vita sarebbe senza Kebab.

Matteo D'Antonio: Presidente. Nasce a Battipaglia 25 anni or sono. Già nostalgico della mozzarella di bufala, dopo il primo quinquennio di vita lascia la città natale per trasferirsi nella (ir)ridente Como. Inizia gli studi e nel 2003 diventa più perito che informatico. Estremamente fedele alla sua incoerenza, sceglie la Facoltà di Lettere e Filosofia per assicurarsi una brillante carriera nell'ambito della disoccupazione. Da Settembre 2008 è presidente in contumacia dell'Associazione Culturale senza scopi di lucro Leitmotiv. Ora scrive autobiografie in terza persona.


Philip Di Salvo: Direttore Editoriale. Nasce a Como nel Settembre del 1987. Studia Lettere presso l'Università degli Studi di Milano. Collabora con Leitmotiv dal numero dedicato al Gioco, pubblicato nel Novembre del 2006. Collabora anche con il portale musicale www.liverock.it e il magazine Lake Como Lifestyle. Per CiaoComoRadio realizza e conduce il programma di approfondimento musicale Zang Tumb Tumb.

Enrico Lucca: Direttore Editoriale. Nasce a Como il 10 giugno di ventisei anni fa. Ha studiato Filosofia all'Università Statale di Milano, dove da Gennaio 2009 è dottorando di ricerca, sempre in Filosofia. Si interessa in particolar modo al pensiero ebraico novecentesco. Nel 2008 ha studiato in Germania, a Göttingen, grazie a una borsa DAAD. Ora è a Modena, dove sta portando a termine, presso il Collegio S. Carlo, una specializzazione in Scienze della Cultura. È uno dei fondatori di Leitmotiv.

Marco Pepe: Redattore. Nasce a Como nel Settembre del 1984. Studia Economia e Gestione dei Beni Culturali e dello Spettacolo presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Membro del Chaosmonger Film Studio, è videomaker collaboratore esterno del Teatro Sociale di Como. Occasionalmente aiutante della mitica Birreria 35. È uno dei fondatori di Leitmotiv.

Alessandro Ronchi: Direttore Editoriale. Nasce a Monza il 6/12/1982, vive a Cermenate (CO) ed è un aggravante. è laureando in Lettere Moderne presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, come se non bastasse. Non pago, collabora con Leitmotiv dal Giugno 2005.

giovedì 18 giugno 2009

Where is my blog?


Facebook, twitter, centinaia di blog stanno raccontando l'Iran di questi giorni. Mentre internet viene oscurata e la stampa estera allontanata dal paese, la resistenza, l'informazione è filtrata, nei racconti, negli aggiornamenti di status di chi, dalla piazza, si connette con l'agorà telematica. Navigare in rete, a Teheran, è un atto di resistenza mentre il regime fa sparare sulla folla di manifestanti inermi. Le informazioni si fanno più rade, ma passano. Sono circa 500 gli oppositori politici arrestati, una ventina quelli uccisi. Repubblica ha pubblicato stamattina l'ultimo post di uno dei blog più noti in Iran. Il nome dell'autore, per ragioni di sicurezza, non è stato reso pubblico. Lo riportiamo:

Sono andato in piazza Vanak. La folla s'addensava, fino a diventare un immenso ingorgo umano; altri continuavano a fluire da via Vali-Asr, che collega i quartieri più a nord di Teheran con quelli più a sud. Vali-As era gremita di dimostranti: marciavano dal nord e dal sud. Mai visto un raduno tanto civile. I poliziotti sorvegliavano attorno alla piazza. Qua e là, gruppetti di persone conversavano con loro. Due giovani leve della polizia erano lì in piedi a guardare. Un'anziana li ha interpellati: "Sareste pronti ad arrestarmi?". Uno dei due le ha risposto: "No! Certo che no, non ne avremmo mai il cuore, non vedi che noi e voi siamo gli stessi?". Il soldato avrà avuto vent'anni. Molti iraniani che ascolto, sono concordi: sabato 13 giugno è iniziata una nuova era. Ho visto tre ragazzine adolescenti, snelle e piccoline, forse troppo giovani per trvarsi lì; facevano anche loro il segno della vittoria al passaggio dei dimostranti. Malraux avrebbe certo scritto un lungo testo su tutto questo. Eppure io ero muto, senza parole. Davanti a me, ieri, passavano uomini e donne immortali.

martedì 16 giugno 2009

Italiani brava gente - III


Petru Birlandeanedu entra nella stazione di Montesanto a Napoli, è appena stato raggiunto da due proiettili sparati da sicari della Camorra in motorino. Non era lui l'obiettivo del raid, ma è stato colpito al torace e ad una gamba. Corre, sottobraccio alla moglie Mirella verso i tornelli della stazione, poi si accascia a terra. Petru, romeno, si guadagnava da vivere suonando la fisarmonica sui vagoni, da Mirella aveva avuto due figli, il più grande dei quali era rimasto in Romania. C'è un video, pubblicato da Repubblica che mostra gli ultimi istanti di vita del musicista: Petru Birlandeanedu muore davanti ai tornelli della stazione per i colpi d'arma da fuoco da cui è stato raggiunto, da innocente. La moglie si sbraccia, chiede aiuto, non sa cosa fare. Petru è a terra, agonizzante. Attorno alla coppia prosegue indifferente il viavai dei passeggeri: alcuni fuggono imperterriti, altri passano dritti, alcuni parlano al cellulare, altri si preoccupano di obliterare il biglietto. Nessuno aiuta la donna o si preoccupa di chiamare i soccorsi. A 100 metri di distanza c'è l'Ospedale Pellegrini, ma nessuno si avvicina a Petru. Basterebbe sollevarlo da terra. Un gruppo di donne raggiunge i tornelli e fugge, voltando le spalle. Sulla scena della sparatoria sopraggiunge un'ambulanza. Due feriti, un'ambulanza. L'altro ferito, un ragazzo napoletano a sua volta estraneo al regolamento di conti, viene portato in ospedale. Petru Birlandeanedu resta solo con sua moglie davanti ai tornelli per mezz'ora. I soccorsi arriveranno troppo tardi. Petru Birlandeanedu resta a terra, Mirella al suo fianco. Tutt'intorno, nessuno.

Philip Di Salvo

domenica 14 giugno 2009

5 anni di Leitmotiv: un giornale appeso a un filo




5 anni di Leitmotiv:
Un giornale appeso a un filo

Mostra per i primi cinque anni di attività della rivista Leitmotiv

Biblioteca Comunale
Piazzetta Venosto Lucati 1
22100 Como

dal 15 al 30 giugno 2009
ingresso libero

Inaugurazione: Lunedì 15 giugno, ore 17 e 30.

domenica 7 giugno 2009

Obama uno di noi

Sono entusiasta dopo aver letto l'articolo (che segue) apparso oggi sul sito del Corriere della Sera. Massima simpatia (anche nel senso etimologico del termine) per il President Obama. A Parigi come me, viaggia in aereo come me, vita mondana come me, alle mostre al Pompidou come me, cene fuori come me (qui si differenzia leggermente sui gusti culinari e sulle scelte delle bevande, ma tant'è). Obama è venuto in Erasmus! Barack uno di noi!

Parentesi seria: grande apprezzamento per quel che riguarda il suo rifiuto all'invito a cena ufficiale di Sarkò e Carlà. Lezione di stile.

Matteo D'Antonio

Segue l'articolo:

imbarazzo dell'eliseo, che avrebbe voluto almeno un pranzo «a quattro»

Gli Obama turisti a Parigi

Programma strettamente familiare per il presidente Usa. Indisponibile per impegni ufficiali

Barack Obama saluta dal centro George Pompidou, a Parigi  (AP)
Barack Obama saluta dal centro George Pompidou, a Parigi (AP)
PARIGI - Dopo una missione molto impegnativa tra Medio Oriente e Vecchio Continente, Barack Obama si è regalato un giorno da turista, insieme a moglie e figlie, a Parigi. Prima di riprendere l'Air Force One alla volta di Washington, il presidente americano con la first lady Michelle, è andato al Centre Pompidou, dove ha visitato non solo la collezione permanente del Beabourg progettato da Renzo Piano e Richard Rogers nel 1971, ma anche le mostre sullo scultore statunitense Alexander Calder e il pittore russo Vassily Kandisky.

CENA FAMILIARE - In realtà, la vacanza parigina degli Obama è iniziata già sabato sera: appena rientrati nella capitale dalla Normandia, dove hanno partecipato alla cerimonia del 85esimo anniversario del D-Day, sono andati alla Cattedrale di Notre Dame. E poi, con alcuni amici, a cena a La Fontaine de Mars, un tradizionale bistrò parigino nel settimo arrondissement. Un cameriere del ristorante, Gabriel de Carvalho, ha raccontato a una televisione francese che il presidente ha ordinato un cosciotto d'agnello e gli altri commensali bistecche, e a tavola è stata servita solo acqua niente vino.

IMBARAZZO ALL'ELISEO - La scelta degli Obama - che avevano optato per una serata non ufficiale anche venerdì dopo che il presidente si era riunito con la famiglia arrivata direttamente a Parigi - ha creato qualche imbarazzo e disappunto all'Eliseo, che avrebbe desiderato un appuntamento ufficiale, o un'uscita a quattro - con Michelle e Carla - in uno dei più esclusivi ristoranti di Parigi, proprio alla vigilia dell'apertura delle urne in Francia. Invece Obama non ha dato disponibilità a nessun appuntamento ufficiale ed oggi lascia Parigi dove invece rimangono Michelle Sasha e Malia per un altro giorno di turismo e stasera andare, da sole, a cena all'Eliseo.

giovedì 4 giugno 2009

Vincere


Consigliata la visione di Vincere di Marco Bellocchio, altrimenti detto il film peggio recensito del maggio italiano 2009. Superando chi dice che è troppo documentaristico perché nei risvolti di una qualche pregnanza storica si permette di inserire dei filmati originali, scavalcando chi cerca l’analogia tra la moglie ripudiata del giovane Mussolini e quella decisa a divorziare del vecchio Silvio B. e ancora scartando chi giudica Ida Dalser l’unica capace di andare contro il fascismo (interpretazione a sostegno del pregiudizio secondo cui taluni commentatori vedono una pellicola diversa da quella proiettata nelle sale) si assiste a una tragedia basata sulla variazione dei rapporti di forza, sottolineati dalla potenza immaginativa della fotografia di Daniele Ciprì. Da subito è evidente la sproporzione dell’amore della Dalser nei confronti del direttore dell’Avanti, determinato solo a spingersi al di là della mediocrità generale, divenendo interventista se necessario. Inibito nell’accettare i soldi che la Dalser gli mette a disposizione per aprire Il Popolo d’Italia, il giovane Mussolini alterna il rapporto con Ida a quello con Donna Rachele fino al ripudio di quella non destinata ad incarnare l’ideale della brava donna fascista. A partire dal rinnegamento il film rallenta: quanto la prima parte è vivida, partecipata, piena di risse in galleria e città che salgono, tanto la seconda è opaca, fondata unicamente sulla ripetizione e il soffocamento dell’appello della Dalser a riconoscerla come moglie di Mussolini e madre del suo primogenito. Le immagini evocative si fanno meno frequenti, Mussolini diviene un’icona aliena alla vicenda e al centro di ogni inquadratura si posiziona la Mezzogiorno che ribadisce la sua verità. Il rapporto di forza è divenuto inesistente per quanto è sbilanciato: da una parte il duce, i suoi sostenitori, i suoi funzionari e non ultime le legittimazioni avute in quanto uomo della provvidenza, dall’altra Ida Dalser e il figlio, interdetti e separati. Vincere in questi casi diviene solo questione di tempo.

Elisa Mariani

martedì 2 giugno 2009

Primavera Sound Festival 2009: confesso che ho vissuto.



L'altrove è uno specchio in negativo.
Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, 
scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà.


I.C.

Dietro al palco si vede il mare. C’è un po’ di vento ed una luce arancione bellissima. E’ il tramonto. Siamo in terza o quarta fila. Sul palco stanno per salire gli Spiritualized. Siamo cresciuti con la convinzione che Jason Pierce sia un genio. Ora che che lo abbiamo davanti ne siamo ancora più certi. C’è una chitarra che non esce e i suoni non sono al meglio. Ma va bene lo stesso. C’è la voce di Jason e poco altro. Un silenzio religioso tra il pubblico. Nessuno osa. Poi tutto sale un pezzo alla volta. Con il coro, è un gospel laico. Ci abbracciamo e iniziamo a cantare sottovoce, braccia al cielo. Poco alla volta ci vengono dietro degli inglesi dietro di noi, e poi tutti. Oh Lord, shine a light on me. Il pezzo finisce e salgono gli applausi. Jason Pierce è ancora vivo, dietro ai suoi occhiali scuri. Tre anni fa ha rischiato di non esserlo più, vivo. Ora si gira verso di noi, ci guarda. Ed inizia ad applaudire. Shine a light. Shine a light on me.

Ho visto gli Shellac tre volte. Sempre qui. Anche quest’anno sono in prima fila. Quel posto è mio, in un certo senso mi spetta. Tra mezz’ora devo essere davanti ad un altro palco, ci sono gli A Certain Ratio. Lasciando gli Shellac a metà concerto lascio anche un pezzo di vita. Il festival è così: ansia di fare, ansia di vedere. E buone gambe, anche alle due di notte. Tra un palco e l’altro. Fatemi passare. Ho tutta la vita davanti. Alla fine di un pezzo mi giro, lascio la transenna dietro di me. Devo passare attraverso la gente. Avanzo lentamente, mentre parte un nuovo pezzo e il pubblico ricomincia a pogare. C’è Jarvis Cocker a vedere gli Shellac. E’ in giacca e cravatta, nel mezzo della ressa. Coperto di sudore e con gli occhiali appannati. E’ così fuori luogo e così credibile allo stesso tempo. Ha suonato poco fa su un altro palco. Fammi passare, Jarvis. Fammi passare. 

Arrivo che gli A Certain Ratio hanno già incominciato a suonare da qualche minuto. Prendiamo posto e ci mettiamo a ballare. Siamo alla Hacienda, è il 1980. Avevo ventuno anni nel 1980 e i capelli un po’ più lunghi. Ora ne ho ventuno. Siamo molto stanchi, ma stare fermi è impossibile. Al terzo pezzo dal palco chiedono “Is there anyone from Manchester?”. Puoi scommetterci, Jeremy, qui siamo tutti di Manchester stasera. E abbiamo tutti ventun’anni.

Michael Mayer ha appena concluso il suo set sul palco Pitchfork, tra le colonne di cemento armato del Forùm di Barcellona. Sono le 6 del mattino di venerdì e la gente scende verso la metropolitana, lasciandosi alle spalle il mare. Abbiamo ballato. E’ come se Mayer riuscisse a fissare quel momento in cui i bassi sono l’unica cosa a fuoriuscire da dietro la porta chiusa di un locale, con i bicchieri di plastica vuoti tutti intorno. Poi lo fa esplodere, quando la porta si apre. Torniamo verso il centro della città. D. cammina davanti a noi. Ha una spilla con scritto “Manchester” sulla felpa. E’ il primo della fila, a qualche metro davanti a noi. Mentre cammina, continua a ballare.


http://www.primaverasound.com/

Philip Di Salvo