mercoledì 29 luglio 2009

Vacanze italiane



Sequestrato ospedale ad Agrigento. Solo ora i cittadini scoprono che non era uno stabilimento balneare.

martedì 28 luglio 2009

"Controllava l'Italia con assoluto potere"



Il Daily Telegraph:
"Silvio come Al Capone".

Solo che lui si fa toccare.

sabato 25 luglio 2009

ITALIA A DUE VELOCITA'



A Napolitano la Clio,

a Berlusconi la Escort.

giovedì 16 luglio 2009

Italiani brava gente - IV


Gerenzano è un paese di circa 10mila abitanti in provincia di Varese, disteso in quella immensa selva di villette a schiera che a rete collega Como, Varese e Milano. Gerenzano è governata dal 1994 da una giunta a monocolore Lega Nord che si è subito dotata di un Assessorato alla Sicurezza presieduto in questo mandato da Cristiano Borghi il quale, da qualche giorno, è riuscito a portare il mite comune varesino sotto gli occhi dei riflettori. Sul periodico di informazione comunale Filo diretto, rendendo atto del suo operato per garantire la sicurezza di tutti gli abitanti di Gerenzano, ha difatti affermato nero su bianco: "Chi ama Gerenzano non vende e non affitta casa agli extracomunitari, altrimenti avremo il paese invaso da stranieri e avremo sempre più paura ad uscire di casa". Nel documento, una pubblicazione ufficiale della giunta comunale che delinea le linee guida della politica dell'amministrazione in fatto di immigrazione, Borghi aggiunge, orgoglioso, di non aver mai favorito in alcun modo l'accesso di immigrati nella cittadina specificando inoltre, vantandosene, che il Comune non si è mai fatto carico della costruzione di case popolari con i soldi dei contribuenti per evitare che esse potessero essere assegnate a cittadini extracomunitari, inevitabilmente in cima alle graduatorie. Borghi aggiunge in calce al suo appello per la purezza gerenzese anche la garanzia che il comune non ha mai "destinato terreni per la costruzione di moschee e destinato edifici come luoghi di culto agli extracomunitari di religione islamica". Nel caso ci fosse il dubbio. Borghi, investito dalla polemica che ha portato il caso anche all'attenzione dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, operante presso il Ministero delle Pari Opportunità, si è immediatamente difeso smentendo ogni timore o sentore di razzismo: "Non c'è nulla di razzista, non dico di non affittare agli extracomunitari, ma di controllare chi si mettono in casa". 

Philip Di Salvo


mercoledì 15 luglio 2009

STRATEGIE. Il potere del web

James Hudson, viceconsole britannico in Russia, è stato costretto a dimettersi dopo che su internet si è diffuso un video che lo ritraeva in una casa chiusa in compagnia di alcune prostitute. Il filmato, intitolato ironicamente: “Le avventure di Mr. Hudson in Russia”, è uno dei più cliccati sul web. In Italia queste cose non succedono, nel senso che non ci si dimette.
Francesco Carrubba

martedì 14 luglio 2009

lunedì 13 luglio 2009

STRATEGIE. La finta cerimonia

La Rappresentanza sindacale di base della Lombardia ha celebrato a Milano il “Requiem del lavoro. Funzione solenne in ricordo del lavoro a tempo indeterminato". Con l’accompagnamento di una tromba, 20 rappresentanti dei dipendenti del pubblico impiego hanno portato in corteo un grande striscione con la scritta ironica: "Il lavoro è morto e anche noi non stiamo tanto bene".
Francesco Carrubba

venerdì 10 luglio 2009

STRATEGIE. Il raffreddamento

Cinque NoGlobal sono stati fermati a Roma mentre inscenavano uno spogliarello con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del riscaldamento globale. Gli ambientalisti avevano anche esposto uno striscione rivolto ai grandi leader mondiali, che recitava: “Raffreddate il clima, così Berlusconi potrà finalmente tenersi addosso i vestiti”.

Francesco Carrubba

giovedì 9 luglio 2009

STRATEGIE. La mossa delle lavatrici

Per far collassare le centrali elettriche di Teheran e oscurare un discorso televisivo di Ahmadinejad, nei giorni scorsi i manifestanti iraniani hanno azionato contemporaneamente e alla massima potenza lavatrici, ferri da stiro, aspirapolveri e condizionatori. Questa forma di protesta ha provocato un black-out di 15 minuti in alcune zone della Capitale e, vista l’efficacia, sarà ripetuta ogni sera alle 21,30.
Francesco Carrubba

mercoledì 8 luglio 2009

Sopra la panca la capra camp



Qualche anno fa diedi un esame di Critica e Teoria della Letteratura dedicato al postmoderno. Tra i testi in programma figurava anche il mitico Cesarani R., Raccontare il postmoderno, Bollati Bolinghieri, Torino 1997. Lo lessi con passione e scoprii di essere e di essere sempre stato in tutto e per tutto postmoderno. Ma non è di me che voglio parlare.

Oggi, accendo il computer, mi collego ad internet, navigo un po', mi ritrovo su Repubblica.it. Mi interesso ad un articolo in particolare. Titolo: "Yes we camp! La protesta dei terremotati a L'Aquila". Più che un pezzo scritto, sono diverse fotografie rappresentanti la manifestazione organizzata da alcuni comitati de L'Aquila e concretizzata tramite un'enorme scritta in lettere di plastica bianche apparsa sulla collina di Roio, nei pressi del capoluogo abruzzese. Riprendono chiaramente e in modo intelligentemente ironico lo slogan utilizzato da Barack Obama durante la sua scorsa campagna elettorale.

Subito la mente mi scivola verso i vaghi ricordi di quell'esame sostenuto in una mite Primavera di tre/quattro anni or sono, quando avevo studiato praticamente a memoria la definizione di camp . Copio e incollo:

«Quello del camp è un caso esemplare. La parola, come si sa, deriva dal gergo omosessuale maschile, e indica una banalità, una mediocrità, un artificio, un'ostentazione così estremi da riuscire divertenti o da avere un appeal profondamente raffinato, l'affettazione e l'apprezzamento di modi e gusti che comunemente sono considerati stravaganti, volgari o banali. (Questi tre ultimi aggettivi mi fanno subito pensare ad un uomo molto camp quale Mike Bongiorno. Non ci ho potuto fare nulla, appena li ho letti non sono riuscito a non pensare a lui. Ndr). Andrew Ross ha osservato che l'effetto camp deriva non solo da un senso aristocratico e teatrale di raffinatezza e ironia, ma anche da un sentimento di nostalgia e impotenza. Esso è reso possibile "ogni volta che un oggetto creato secondo un modo di produzione assai più antico e ormai privato del potere di dominare i significati culturali diventa disponibile nel presente, per essere ridefinito secondo le modalità del gusto contemporaneo"».

In questo senso i terremotati dell'Abruzzo (e perché no? tutti i terremotati) hanno un non so che di camp. E allora per forza che ho molta più stima per loro che per tutti i leader venuti a commuoversi tra le macerie: questi ultimi di camp non hanno proprio nulla.

Matteo D'Antonio