lunedì 26 ottobre 2009

Leitmotiv di Novembre: "Il trucco"

Dopo il grande consenso ottenuto dal numero su "La città murata" , Leitmotiv sta preparando l'uscita di novembre dal titolo: "Il trucco".

Scrivete i vostri contributi, possibilmente entro la fine della settimana, e inviateli a giornaleleitmotiv@hotmail.it.

Vi ricordiamo che le copie del nostro giornale sono ancora disponibili nei seguenti punti di distribuzione:

- Punto Einaudi
- Birreria 35
- Pub Amandla (Cermenate)
- Casa Del Disco
- Renata Music
- Circolo Arci Xanadù
- Libraccio
- Libreria Del Cinema
- Libreria Mentana
- Central Perk
- Cioccolateria
- Informa Giovani
- Caffè Natta
- Ultimo Caffè
- Nerolidio

E nelle biblioteche di:

- Como
- Blevio
- Brunate
- Cernobbio
- Lezzeno
- Lipomo
- Zelbio
- Nesso
- Como Liceo Volta
- Como Musei Civici
- Como Peretta
- ITIS Magistri Cumacini
- Società Archeologica


La Redazione

venerdì 23 ottobre 2009

Ho letto un libro che... appassionati lettori raccontano


Sabato 24 ottobre, dalle 16.30 alle 18.30, presso la biblioteca comunale di Como in piazzetta Venosto Lucati, ritorna la manifestazione “Ho letto un libro che…appassionati lettori raccontano”, promossa per il secondo anno dalla biblioteca, comune di Como e assessorato alla cultura e organizzata dall’associazione culturale Leitmotiv.

Gli appassionati lettori avranno una decina di minuti per parlare di un libro: leggendone dei passaggi, raccontando come sono arrivati a leggerlo o la storia che lo contraddistingue rispetto agli altri che hanno sullo scaffale. Dalla raccolta di racconti al romanzo, attraverso il saggio filosofico, fino al libro pop up, alla seconda edizione parteciperanno Giulia Parini Bruno, Elisabetta Broli (L’Ordine), Riccardo Conti (Exibart), Paola Pioppi (Il Giorno), Lorenzo Canali (CiaoComo Radio) e Alessio Brunialti (La Provincia) insieme alla professoressa Vanna Glauber Petrilli e a quattro dei redattori del mensile tematico Leitmotiv, oltre ai volontari provenienti dal pubblico di sabato, tempo permettendo.

Ho letto un libro che… appassionati lettori raccontano” fa parte della rassegna “Ottobre piovono libri”, la campagna nazionale di promozione della lettura promossa dal Centro per il Libro e la Lettura della Direzione Generale per i Beni Librari, gli Istituti Culturali ed il Diritto d'Autore del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in stretta sinergia con la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, l'Unione delle Province d'Italia e l'Associazione Nazionale Comuni Italiani. Giunta alla terza edizione, “Ottobre piovono libri” vede l’organizzazione durante il mese di ottobre di un calendario di eventi in tutta Italia.

sabato 17 ottobre 2009

Lo "stravagante" giudice Mesiano

Sotto la guida sapiente del prode Claudio Brachino, i giornalisti di regime di “Mattino 5”, programma mattiniero di approfondimento che non si sa bene cosa approfondisca nel senso che di profondo c’è solo lo sdegno che si prova nel momento in cui malauguratamente lo si guardi, hanno pedinato (letteralmente pedinato) di nascosto Raimondo Mesiano, uno dei giudici del Tribunale di Milano che nel caso “Mondadori” ha condannato Fininvest a pagare 750 milioni di euro facendo prendere un coccolone a Papi, il quale ancora oggi non riesce a capacitarsi che una parte della giustizia italiana continui a funzionare in maniera imparziale e in difesa della Costituzione. Il servizio, andato in onda su Canale 5, documenta il giorno libero del magistrato.

http://www.youtube.com/watch?v=tYg9JEVSMCA

In effetti, è inaccettabile. Come può "giudicare" in maniera oggettiva un uomo che nel suo giorno libero va dal barbiere? Ma stiamo scherzando...Un uomo che - pensate - si siede su una panchina? Un uomo che si ferma al semaforo? (A Milano, a Napoli, a Catania e in tutta Italia, chi si ferma al semaforo - a piedi o in macchina - è sempre guardato con sospetto) Un uomo inconcepibile, che si accende una sigaretta? Un uomo, poi, “stravagante e strano” al punto da indossare calzini azzurri? Nel commento al servizio, l’illuminato editorialista comasco Alessandro Sallusti non ha avuto la bontà di spiegare alle casalinghe, ai pensionati e ai milioni di telespettatori italiani che i giudici, per essere persone perbene, dovrebbero andare a escort, pippare di coca e organizzare festini, come fanno tutti.

Francesco Carrubba

venerdì 9 ottobre 2009

La politica dei Cittadini


I due consigli comunali aperti al pubblico e trasmessi in diretta tv (lunedì 5 e giovedì 8 ottobre scorsi) hanno senz'ombra di dubbio un merito, forse non pratico, dato che le decisioni in merito alla questione paratie sono state rinviate a nuova data per via dei numerosi interventi dei consiglieri, ma certamente politico, e nel senso più pieno del termine. Hanno mostrato ai cittadini, hanno avvicinato i cittadini a quella cosa un po' oscura che è la politica locale. Hanno mostrato come essa si svolga, cosa sia, chi la faccia e quali siano i suoi ruoli. Hanno fatto scoprire ai cittadini di Como cosa la politica può essere, cosa la politica è. Hanno fatto riscoprire agli abitanti di essere anche Cittadini, hanno evidenziato come la politica sia, prima di tutto, non solo uno schieramento di parti contrapposte, ma partecipazione. Hanno scoperto come l'amministrazione del Comune li riguardi da vicino al pari della politica nazionale, con cui, paradossalmente, è più facile venire in contatto. Hanno scoperto, tardivamente, come è da tradizione cittadina, come quella politica così spesso disprezzata, svilita, sia in realtà parte integrante del vivere comune, dell'essere parte di una città. Hanno scoperto, questi novelli Cittadini, dopo anni di torpore, che la loro partecipazione non solo conta, ha un peso, ma è il fondamento di quello di cui i consiglieri vanno a discutere. Serviva un muro che oscura il lago, il paradosso più assurdo per una città che fa del suo paesaggio la principale fonte di attrattiva, si è dovuti arrivare forse fin qui per risvegliare le coscienze dei Cittadini, ma forse è successo e forse la cittadinanza di Como inizierà a riflettere anche sulle sue passate assenze. Hanno scoperto che partecipare in prima persona alla politica locale non solo è possibile, ma è - accidenti! - normale. Ovvietà, può darsi, ma ovvietà che è bello vengano riscoperte nuovamente. Lunedì scorso circa duecento persone affollavano Palazzo Cernezzi per seguire in prima persona i lavori del Consiglio. Hanno forse scoperto, i Cittadini di ogni colore, che quei nomi spulciati superficialmente sui quotidiani locali, sono volti e sono parole: hanno scopero che possono essere ottimi amministratori, tecnici puntigliosi, eccellenti oratori, o politici scadenti e inadeguati. Hanno scoperto magari la differenza tra un consigliere e un assessore, tra la maggioranza e l'opposizione. Hanno applaudito e urlato, hanno contestato e approvato. Hanno scoperto, magari, che la politica non è solo colore e militanza, ma prima di tutto Vita attiva, che si può essere avversari politici, scontrarsi e accusarsi, ma si è, tutti, prima di tutto Cittadini. Uno status, quello di Cittadino, che non piove dal cielo, ma cui si ha diritto. Uno status che è bene ricordarsi di avere, difenderlo, mostrarlo con orgoglio e, ogni tanto, guadagnarsi sul campo.

Philip Di Salvo

martedì 6 ottobre 2009

Se il comune insonorizza la libertà di stampa

Sabato scorso, 3 ottobre, alle 15 e 30, si è tenuta anche a Como la mobilitazione per la difesa della libertà di stampa e di informazione. In appoggio alla manifestazione nazionale indetta a Roma dalla FNSI, anche a Como si è tenuto un presidio in Via Cesare Cantù, di fronte al Liceo Classico Alessandro Volta, cui ha preso parte un folto numero di cittadini comaschi. La presenza di un gruppo musicale, la Nowhere Band, nel bel mezzo del suo concerto a pochi passi dal banchetto degli organizzatori della manifestazione ha da subito incuriosito i convenuti. Ipotesi prima: il concerto è contorno della manifestazione, i Beatles piacciono a tutti e alla libertà di informazione sono sempre stati favorevoli; ipotesi seconda: il concerto non c’entra nulla con il presidio, ma finirà certamente prima degli interventi dei promotori della manifestazione; ipotesi terza: il concerto non c’entra nulla con la libertà di stampa e qualcuno in comune ha fatto un pasticcio. I componenti della band hanno confermato di aver ottenuto tutti i permessi da parte di Palazzo Cernezzi per organizzare il loro set: gli strumenti, infatti, sono alimentati dalla corrente di un esercizio commerciale che ha organizzato il concerto come occasione promozionale nel momento di massima affluenza di persone nel centro città, il sabato pomeriggio. Tutto in regola e tutto più che legittimo. La concomitanza e la vicinanza del concerto con la manifestazione per la libertà di stampa, però, dev’essere sfuggita a qualcuno in comune o quanto meno non ha destato nessun tipo di perplessità. La Nowhere Band ha poi concesso dieci minuti, in cui hanno interrotto il concerto, agli organizzatori della manifestazione per consentire gli interventi previsti. Non è stato però possibile, per via della musica, collegarsi via internet con Piazza Navona a Roma ed è stato impedito, come invece era originariamente previsto, al microfono di essere lasciato aperto per l’intervento libero dei cittadini. La buona riuscita della manifestazione è stata di fatto compromessa. E’ legittimo allora chiedersi se tale disguido sia solamente sintomo dell’improvvisazione e dell’arroganza dell’attuale amministrazione comunale o se si tratti di un chiaro segnale di fastidio nei confronti dei contenuti e delle sigle aderenti al presidio per la libertà di stampa e informazione. E’ sana saggezza popolare, infatti, credere che a pensar male certamente si faccia peccato, ma qualche volta ci si azzecca pure. Certamente l’episodio è dimostrazione evidente di come la libertà di stampa e informazione, la tutela di essa e delle iniziative che la sostengono non sia esattamente il primo pensiero di una certa classe politica. E’ conferma inoltre, se ancora ce ne fosse bisogno, della totale inadeguatezza dell’attuale maggioranza a Palazzo Cernezzi.

Philip Di Salvo

domenica 4 ottobre 2009

Le mie ragioni sul muro



Lo dico subito. Io non voglio che il muro costruito a Como a ridosso del Lario venga abbattuto. So che questo porterà critiche, insulti e risatine di compatimento, ma tant'è. Per cominciare, ricostruisco brevemente la storia della vicenda ed esplicito le ragioni per le quali, secondo me, il cemento armato deve rimanere lì dov'è.
Da qualche settimana Como si ritrova un muro di quasi due metri a sbarrarle la visuale del suo amato lago. Il disastro paesaggistico e ambientale deriva dal discostamento dal progetto iniziale delle paratie, annunciato in pompa magna dal sindaco Bruni per le elezioni comunali del 2007. Inizialmente, erano previsti delle barriere mobili, pronte a salire se il lago avesse minacciato esondazioni. Poi, causa mancanza (o sparizione dei) fondi, l'ufficio tecnico incaricato della costruzione delle paratie, venuto a sostituire gli ingegneri che avevano disegnato originariamente il progetto, si è deciso per l'innalzamento di una muratura stabile in grado di contenere il lago in piena. Il problema principale di tale modifica dei piani risiede nel fatto che in questo modo chiunque passeggi sul lungolago Trento sia impossibilitato ad ammirare il panorama che la città ha sempre saputo offrire.
Se ne sono accorti dapprima dei semplici cittadini, ma subito la notizia ha fatto il giro del capoluogo e, poco dopo, dell'Italia e del mondo intero. L'indignazione in tutti i comaschi è palpabile ed arriva ad una partecipazione e condivisione apartitica mai vista in tutti questi anni di scempi della politica cittadina. Nessun altra decisione da parte della giunta comasca o caso di cronaca avevano creato così tanto clamore e scalpore nella mite vallata: né il caso Rumesh in cui un giovane cingalese ha ricevuto una pallottola nel cranio da parte di un vigile urbano armato (da disposizioni di Palazzo Cernezzi) solo perché non si è fermato subito all'alt della polizia, né l'organizzazione grossolana delle mostre a Villa Olmo (troppo dislocate rispetto alla centro pedonale perché possano permettere una vera valorizzazione turistica della città tutta e perché possano agire in modo integrato al tessuto urbano), né le nuvole d'amianto smosse dalla distruzione della fabbrica dismessa della Ticosa voluta sempre in occasione delle elezioni del 2007.
Per la prima volta una barriera aggruppa e non divide. Il muro è stato l'unico caso di unione indiscriminata da parte della cittadinanza comasca. Per di più, cosa che non si era mai verificata prima, anche la stampa lariana e nazionale si schierano apertamente contro chi ha eretto la barriera, e molti assessori si discostano (in un atto politico astuto quanto disonesto: come se non fossero mai appartenuti alla stessa giunta che ha votato un progetto probabilmente inutile come quello delle paratie e che non lo ha seguito minuziosamente passo dopo passo) dal sindaco Bruni e dall'assessore responsabile Caradonna, ritenuti unici responsabili dell'inghippo. Logicamente, anche la minoranza del Consiglio comunale ha cavalcato l'onda e ha protestato contro la costruzione sul lungolago, celando però che anch'essa non si è occupata minimamente del controllo del progetto, non assolvendo così uno dei compiti fondamentali dell'opposizione. E tuttavia, malgrado la confusione e la provenienza eterogenea dei contestatori muro, si ritrovano tutti dalla stessa parte, con un fine preciso e condiviso. Ecco uno dei motivi per il quale bisogna salvaguardare la nuova costruzione e non abbatterla.
Ma non solo. Ho elencato prima alcuni sfaceli della politica comasca, tutti prontamente cancellati dalla memoria collettiva con buon merito delle istituzioni e dell'informazione locali. Il muro è solo l'ultimo disastro in termini cronologici e si spera che sia quello definitivo affinché la giunta vigente (e il consiglio comunale tutto, perché no?) venga a cadere. Sono stati anni difficili in cui il cittadino comasco cosciente ha dovuto subire tutte queste iatture senza possibilità di confronto e conforto politico. Il muro deve rimanere anche per questo: una sorta di monumento ai martiri di questa politica sciatta e maleducata; una cicatrice in una città ferita, ma che non vuole più essere accoltellata; un memorandum permanente affinché tutti possano ricordare a che cosa porta un voto basato sulla convenienza, sull'ignoranza o sulla semplice fiducia acritica ad uno schieramento politico. In questo senso, la mia posizione nei confronti del muro non può essere tacciata di qualunquismo: sono critico verso tutti gli schieramenti politici che hanno presidiato la politica cittadina sino ad ora, ma sono altresì fiducioso nella possibilità di un cambiamento.
Se i comaschi sapranno occuparla ed appropriarsene, la muraglia potrà diventare parte integrante della città. Potrebbe essere ciò che è presente in quasi tutte gli altri centri urbani e che è invece mancante in riva al Lario: uno spazio condiviso, un punto di ritrovo, un luogo di socialità diurno e serale, dato che la lontananza dal centro abitato ne permetterebbe un utilizzo ininterrotto. Certo, l'altezza non facilita l'accomodamento sulla parete, ma se ho ben capito il livello della strada dovrebbe venire al alzarsi. È palese a tutti che si sia creato un muro, ma forse grazie ad esso è possibile scalfire quell'invisibile barriera presente nella mente di tutti i comaschi.

Matteo D'Antonio

venerdì 2 ottobre 2009

Il vitello d'oro

Il Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi si candida al Nobel per la Pace del 2010.
E' stato creato un comitato per la promozione della candidatura, che si può sostenere anche tramite bonifico bancario. Non poteva mancare il gruppo facebook e il video su youtube.
Intanto, Vespa e Galliani hanno già ricavato uno spazio nella vetrina dei telegatti e dei trofei del Milan.