lunedì 8 novembre 2010

LEITMOTIV - OTTOBRE 2010 - IL LUOGO COMUNE

Abbiamo pubblicato l'ultimo numero di Leitmotiv su "Il luogo comune".

Potete trovarne copie presso tutte le biblioteche del Sistema Interbibliotecario Comasco, a Como presso il Punto Einaudi, la CDD, la Birreria35, la Libreria Mentana e altrove, e una versione in pdf nell'archivio che potete trovare su questo blog.

Il prossimo numero avrà come tema "Il porto".

Invitiamo chiunque fosse interessato a partecipare a inviare il proprio articolo (saggio, racconto, recensione, poesia, vignetta, disegno, fotografia) entro il 20 novembre all'indirizzo e-mail giornaleleitmotiv@hotmail.it.

lunedì 20 settembre 2010

Prossimo numero di Leitmotiv




Il prossimo tema del nuovo numero di Leitmotiv sarà "Il luogo comune".

Vi annunciamo già che sul prossimo Leitmotiv saranno presenti alcune importanti novità, che scoprirete solamente alla pubblicazione della rivista.

Invitiamo chiunque fosse interessato a partecipare a inviare il proprio articolo (saggio, racconto, recensione, poesia, vignetta, disegno, fotografia) entro sabato 25 Settembre - ovvero il prossimo sabato - all'indirizzo e-mail giornaleleitmotiv@hotmail.it.

martedì 20 luglio 2010

Il baco del calo del malo


Beato il paese che non ha bisogno di dire che Mangano non è un eroe.

martedì 29 giugno 2010

L'ironia logora chi non ce l'ha


Avevo intenzione di scrivere qualcosa sulla condanna in appello a sette anni di carcere al senatore Marcello Dell’Utri (PDL, già cofondatore di Forza Italia) per concorso esterno in associazione mafiosa, senza sorrisetto compiaciuto o battute che fanno ironicamente riferimento, ironicissime!, ai giudici comunisti o alla prossima carriera di ministro senza portafoglio di Dell’Utri. Mi sono letta un po’ di articoli e stavo ancora pensando a cosa scrivere, quando a un certo punto ho letto questo.

«Speriamo che Berlusconi adesso non faccia ministro pure lui». Ne nasce un botta-e-risposta con lo stesso Dell’Utri. «Ma che ci azzecca, come dice lui, ho già detto che non voglio fare il ministro», commenta da Palermo il senatore condannato. «Non fare il ministro ma scegliergli - aggiunge - è un lavoro ancora più bello e delicato». Replica Di Pietro: «Proprio come facevano i mafiosi una volta».

Allora, davanti a tutta questa ironia e contro-ironia a rimbalzo, mi è salito il male di vivere e ho messo giù questo post.

martedì 22 giugno 2010

Meno due



E poi dice che uno si butta sugli Ufo.

sabato 29 maggio 2010

Padanietà




Da: Matteo D'Antonio (olonesa@gmail.com)
sabato 29 aprile 2010 14.16.43
A: renzo_bossi@regione.lombardia.it

Oggetto: Padanietà

Egregio Consigliere Renzo Bossi,

Le scrivo in merito ad una notizia che apprendo ora. Mi è capitato di leggere, infatti, che il Presidente della Provincia di Bergamo, il leghista Ettore Pirovano, ha deciso di modificare lo stemma di Bergamo. Il cambiamento più evidente sarà quello cromatico dello sfondo che passerà ad un verdone Padania.

So che non è il Suo campo di competenza, e che è pressato da questioni molto più importanti delle quali occuparsi, ma conosco bene anche la Sua disponibilità, il Suo alto profilo morale e la Sua voglia di interessarsi a tutto ciò che La circonda. Le chiedo dunque, da cittadino ingenuo, se la volontà di molti dirigenti leghisti di rifarsi ad una identità padana del territorio tra le Alpi e il Po non snaturi le vere tradizioni culturali delle piccole comunità come, ad esempio, quella bergamasca.

Sicuro di una sua cortese ed attenta risposta,

Le porgo il miei migliori auguri per lo svolgimento di un ottimo lavoro in Regione Lombardia,

Cordiali saluti,

Matteo D'Antonio


P.S. Complimenti anche per la Sua acconciatura! Un vero taglio giovane per rappresentare i giovani!


martedì 20 aprile 2010

Pulitzer II


Da: Matteo D'Antonio (olonesa@gmail.com)
martedì 20 aprile 2010 13.30.43
A: info@propublica.org



Egregia Redazione di ProPublica.org,

mi congratulo con Voi per aver raggiunto il Premio Pulitzer. Sono molto contento che un riconoscimento così prestigioso sia stato assegnato ad un team con la Vostra politica editoriale e indirizzato al Web. Anche in Italia avremmo bisogno di un giornalismo siffatto.

Vivi complimenti,

Matteo D'Antonio

giovedì 15 aprile 2010

Pulitzer I




Matteo D'Antonio
scrive:

Gentile Michele Smargiassi,

leggo sempre con piacere i suoi interventi in questo blog. Le scrivo a proposito della fotografia di Mary Chind. Ha ragione, il Premio è stato assegnato grazie alla professionalità della fotografia. Ma, a mio parere, c’è di più: lo scatto vincitore possiede una stretta relazione con la storia dell’arte ed è in grado di richiamare addirittura il Giudizio Universale michelangiolesco. Il Pulitzer, quindi, sarebbe stato assegnato non solo grazie al sapiente svolgimento del mestiere da parte di Mary Chind, ma anche (e fortunatamente) all’alta formazione artistica della fotografa.

Cordialmente,
Matteo D’Antonio

______________________


Michele Smargiassi scrive:

@Matteo
Il parallelo col Giudizio di Michelangelo è azzeccato e le faccio i complimenti per l’acume. Ma quell’assonanza sta quasi tutta nell’occhio acuto di chi guarda l’immagine (in questo caso lei e, ora, anch’io). Dubito che la brava Chind abbia atteso per scattare che i corpi del drammatico evento coincidessero con la figurazione della Sistina. Sono propenso a credere, invece, che quell’accostamento colto abbia funzionato consapevolmente o inconsciamente in fase di selezione fra i numerosi fotogrammi che la fotografa ha sicuramente mitragliato. In ogni caso siamo di fronte alla “scoperta” di una forma significante e non alla sua deliberata programmazione (come poteva essere in una foto di studio). Tutto questo porta acqua al mulino che mi ossessiona un po’, ovvero: è la macchina fotografica che compone, più ancora che il fotografo. Grazie per il contributo
Il Fotocrate

mercoledì 14 aprile 2010

Como chiude a mezzanotte




Oggetto: Como chiude a mezzanotte

Da: Matteo D'Antonio (olonesa@gmail.com)
mercoledì 14 aprile 2010 13.32.13
A: Giorgio Gandola (lettere@laprovincia.it)


Egregio Gandola,

dopo essermi espresso contro l'abbattimento del muro sul lago, i miei amici già hanno intuito il mio appoggio alla proposta di chiusura dei locali comaschi a mezzanotte in punto. Il mio non è bastiancontrarianesimo, quanto piuttosto una rammaricata riflessione sullo stato delle cose nella cittadina lacustre. Non so quanto i concetti estetici de Il Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde siano familiari alla giunta di palazzo Cernezzi (e qui sogghigno ripensando alle Grandi Mostre del Grande Dandy Gaddi), ma con puro intuito naïf gli assessori e il sindaco si apprestano a concretizzare quel che meno sarebbero in grado di realizzare volutamente: l'arte. «All art is quite useless», tutta l'arte è completamente inutile. Proprio come Como. Il provvedimento delle serrande cenerentoline smarca la cittadina da ogni tenace legame con l'utilità: nega con un sol colpo tutte le decisioni approvate per incentivare il turismo (altro sogghigno ripensando al brand “Como città del turismo”), ma allo stesso tempo non soddisfa una grossa fetta di cittadini (commercianti e giovani in primis). Como dev'essere una città dormitorio, Como è una città inutile. Como è arte.

Cordialmente,

Matteo D'Antonio


lunedì 12 aprile 2010

DEBORD 2010


La profezia di Debord si è avverata. Con la crisi attuale, la società è ridotta a uno stato di passività derivante dalla progressiva mancanza di lavoro, e diventa vieppiù succube della dittatura dello spettacolo. La sostanziale unificazione di spettacolo concentrato (dittatura) e spettacolo diffuso (democrazia occidentale) nello spettacolo integrato, che troverebbe il suo massimo compimento nelle società francese e italiana, si è avverata. In misura maggiore in Italia, con il tycoon dei mass-media Berlusconi. La Francia ha conservato invece un legame con la sua eredità culturale, fatta di rispetto per l'intellettualità e anche per il marxismo, che le ha impedito di soggiacere totalmente alla cultura pubblicitaria, per quanto forte (vedi il ruolo di Séguéla per Mitterrand o di Carla Bruni per Sarkozy). Comune ai due paesi rimane il profondo condizionamento della forma-moda sul vivere quotidiano, e anche sui prodotti intellettuali, che Italia e Francia sono riuscite a imporre globalmente, anche ai paesi emergenti, negli anni '90. Il discorso sulla funzione della moda andrebbe approfondito per la sua doppia valenza di individuazione personale e di forte conformismo sociale.

È Berlusconi la maggiore incarnazione della dittatura dello spettacolo; purtroppo in nessun altro paese si è realizzata più compiutamente la profezia di Debord. Se gli antecedenti culturali di questa industria del condizionamento sociale possono essere ritrovati in Hollywood, e la produzione di consenso è ancora largamente influenzata da questi schemi nel governo americano, non si può dire però che là conti solo la promessa seduttiva di sesso, consumo e divertimento, come avviene nella Little Italy berlusconiana. Sicuramente Hollywood e il sistema dei mass media americani sono ancora grandi produttori di conformismo sociale, ma la politica non è totalmente asservita a uno svuotamento delle coscienze come da noi. Obama ha vinto promettendo una riforma dall'interno del sistema, la presa in carico dei suoi gravi problemi strutturali. Il problema è che a conti fatti ha venduto solo una speranza, che si è scontrata con il formidabile potere delle lobby. Anche il Nobel per la pace gli è stato assegnato sulle buone intenzioni: si premia una promessa, invece che una realtà. Si potrebbe allora parlare di progressismo fantasmatico del sistema, che toccherebbe anche il politically correct.

Ma Obama e l'America comunque hanno spiazzato gli europei rispondendo più rapidamente alla crisi del sistema, dal suo cuore. Là dove più forte era la contraddizione, più rapida è stata la risposta. Ma, come si sta vedendo, elusiva, perché non metteva in discussione il modello di sviluppo.

L'analisi di Debord, per quanto impressionantemente accurata negli esiti previsti, rischia sempre di degenerare in visione paranoica. La via d'uscita che aveva indicato era quella artistica: il Situazionismo. Con ciò intendeva la rottura del determinismo sociale attraverso l'arte, la festa, la contestazione, preconizzando il '68. Anche adesso, il fiorire dell'arte giovane rappresenta un tentativo di reazione, di reinvenzione del mondo. L'artista, se innovativo, è sempre un rivoluzionario, partendo dalla sua individualità, sulla sua pelle, il suo corpo. Ma lo spettacolo si combatte sia con la vita, che con l'arte e con la politica.

Se considerata dal punto di vista filosofico-politico, la visione di Debord si inscrive nel marxismo recente, con in aggiunta un determinismo totalizzante che non sembra lasciare scampo: l'unico modo di scalfire la dittatura dello spettacolo è creare le “situazioni”, momenti di rottura temporanea, di spontaneità. È evidentemente un continuatore della critica all'industria culturale della Scuola di Francoforte. Questo pensiero rivoluzionario prefigura le comunità eretiche, la liberazione della corporeità, ma riesce però a vederle solo come momenti temporanei; con la possibilità sempre in agguato di essere sussunti dallo spettacolo capitalistico. Forse si può spiegare questo limite con il fatto che, essendo egli stesso artista e regista, aspirava a quello spettacolo che criticava.

L'estrema risorsa di Debord, morto suicida nel 1994, è la mobilitazione totale, attraverso le “singolarità qualunque”, soggetti sociali nuovi protagonisti del mondo globalizzato, che però non hanno più un ruolo, una collocazione, che prefigurano le teorizzazioni negriane sulle nuove moltitudini rivoluzionarie, discorso che si concentra sull'attuale classe precaria e creativa.

Guido Ripamonti

G. E. Debord, Commentari sulla società dello spettacolo, Sugarco 1990. Ediz . originale: Lebovici, Parigi 1988


sabato 3 aprile 2010

A Guido Monzino


N.B. Da consegnarsi tra il 14 Marzo e il 15 Novembre, tra le ore 10 e le ore 18. I Martedì, i Sabati e le Domeniche ci si può recare all'indirizzo tramite l'accesso pedonale. Tutti gli altri giorni è possibile raggiungere l'abitazione grazie alla leggera imbarcazione posta nel Lido di Lenno.


Egr. Sig. Monzino Guido

Villa del Balbianello,

22016 Lenno (CO)

Italia


Como, Sabato 3 Aprile 2010


Gentile Guido Monzino,

ho deciso di stimarLa molto perché credo che persone come Lei non se ne vedano più in giro tra le valli lariane. Spero che un giorno Jessica possa possa lavorare come guida anche nelle visite alla mia modesta dimora. Per quell'occasione accenderò il riscaldamento al massimo.

Amichevolmente tuo,

Matteo D'Antonio


P.S. Bello anche il frigorifero nuovo!

mercoledì 31 marzo 2010

Familismo amorale




Egregio Renzo Bossi,

so che criticarla è come sparare sulla Croce Rossa, ma non posso fare a meno di chiedermi con che coraggio si sia candidato e accetti il posto di consigliere regionale. Lei è l'impietoso exemplum di come lo studio e la cultura vengano sviliti da un figlio di papà che a stento (al terzo o al quarto tentativo, purtroppo non sono riuscito a seguire per intero la sua telenovela scolastica) ha superato l'esame di maturità. A proposito: suo padre Umberto ha dichiarato che l'esperienza politica alla Regione le servirà da gavetta. Ma come può essere per lei una gavetta una campagna elettorale in una circoscrizione come quello di Brescia così legata alla figura del suo genitore? E da quando in qua un posto da consigliere regionale è semplice gavetta?
Mi auguro, almeno, che lei e il suo partito la smettiate di lamentarvi del clientelismo che regnerebbe nei salotti romani, perché proprio lei e la sua famiglia siete un caso tipico di familismo amorale descritto dal sociologo Banfield.

In fede,

Matteo D'Antonio

L'amore vince

Nome: Matteo D'Antonio
E-mail: olonesa@gmail.com

Redazione di Corriere.it
Per comunicare alla redazione opinioni, domande e segnalazioni

Gentile redazione di Corriere.it,

ieri il titolo del primo articolo della Vostra home page recitava così: "Berlusconi: vince l'amore. Castelli e Brunetta ko". è un semplice caso?

Cordialmente,

Matteo D'Antonio

Intenzioni programmatiche

Oggetto: Intenzioni programmatiche

Da: Matteo D'Antonio (olonesa@gmail.com)
mercoledì 31 marzo 2010 09.16.13
A: Giornale Leitmotiv (giornaleleitmotiv@hotmail.it)

Gentile redazione di Leitmotiv,

decido oggi - due giorni dopo gli sconfortanti risultati delle elezioni regionali 2010 - di esprimere le mie opinioni (pressoché tutte dissensi) a chicchessia attraverso missive firmate o anonime, per far meglio comprendere la sensazione di isolamento che un normale cittadino prova di fronte a tutte le istituzioni (e private, e pubbliche) e alla massa stessa dei cittadini suoi pari.

In fede,

Matteo D'Antonio

giovedì 25 marzo 2010

Assalto al potere in Lombardia


Enrico De Alessandri, Comunione e Liberazione: Assalto al potere in Lombardia, BePress Edizioni, 2010.

Enrico De Alessandri, autore del saggio Comunione e liberazione: Assalto al potere in Lombardia si è assunto un compito gravoso: far da voce a un disagio diffuso, condiviso, figlio di una situazione, un contesto, noto ai più, ma apertamente denunciato da pochissimi. De Alessandri si assume l'onere di fare luce, esporre un noto ai più, un rimosso. Si sa, ma non si può dire. Il libro di De Alessandri è un pamphlet che finalmente viene a mostrare apertamente il funzionamento di una rete radicatissima di potere che dalla Presidenza della Regione Lombardia si espande, grazie a nomine e appalti, verso il mondo imprenditoriale, sanitario e scolastico della Lombardia, regione più ricca d'Italia. Da voce a quel "si sa" tante volte udito, mai espressamente denunciato. La rete di potere impersonificata da Roberto Formigoni, attuale presidente della regione Lombardia e attuale per la quarta volta candidato alla medesima presidenza, CL e il suo braccio imprenditoriale rappresentato dalla Compagnia delle Opere, ha assunto, negli ormai quindici anni di gestione formigoniana della regione, estensione enorme. Tramite uno scritto, pubblicato sul Corriere Della Sera il 7 giugno del 2005, alcuni esponenti dell'allora Forza Italia impegnati in regione (Podestà, Pisani, Fiori, Triscari, Colli) hanno denunciato apertamente l'influenza di Comunione e Liberazione, evidenziando come "Il ruolo e il potere che hanno assunto Formigoni e il sistema connesso di Comunione e Liberazione e della Compagnia delle Opere determinano la quasi totalità delle scelte politiche e amministrative, di fronte a un peso elettorale che non raggiunge un decimo dei voti di Forza Italia.". E' noto nei corridoi degli ospedali lombardi il detto "se non si è ciellini non si diventa primari", ed è il più evidente sintomo di un clima opprimente che costringe preventivamente al silenzio ogni tentativo di denuncia. Ciellini sono i vertici delle ASL, degli ospedali pubblici e i vertici delle Fondazioni. Esempio più eclatante quello del Niguarda di Milano dove le nomine dei primari provengono direttamente dal direttore generale Cannatelli, "ciellino e formigoniano di ferro", grazie alla nuova normativa che affida direttamente ai dg il potere di scegliere e nominare i primari. Il sistema si ritrova sviluppatissimo anche nell'assegnazione di appalti per lavori pubblici e nella società per azioni creata dalla regione, Infrastrutture Lombarde, attraverso la quale la Presidenza della Regione controlla tutti le concessioni in fatto di appalti, escludendo il Consiglio dalle decisioni in merito. Grazie a questo meccanismo si è potuto assistere, scrive De Alessandri, al consolidamento di un potere assoluto che influenza tutta l'attività della Regione, ottenuto nel nome di una minoranza facente parte di un gruppo religioso "decapitando, con una sistematicità degna di un Cromwell, i vertici della dirigenza regionale e sostituendoli con esponenti di Comunione e Liberazione", di cui Formigoni è il principale esponente politico in Lombardia. Si è così potuto assistere, e De Alessandri dimostra precisamente fatti, nomi e nomine, alla sistematica occupazione, da parte di esponendi di CL, dei principali gangli del potere in Lombardia, creando, tra l'altro, pericolose derive fondamentaliste. Anche qui il caso del Niguarda è emblematico: in virtù delle nomine cielline, tutti i ginecologi assunti presso l'ospedale milanese sono antiabortisti e obiettori e rendono così difficile l'applicazione della legge sull'aborto. De Alessandri fornisce altri esempi eclatanti, come quello relativo alla Cittadella della formazione di Crema, gestita dalla Fondazione Charis, facente parte di CL, per la quale la Regione ha stanziato 4,5 milioni di euro, a fronte dei 400 mila euro stanziati, invece, per il restyling di tutte le scuole pubbliche dell'intera provincia di Cremona. De Alessandri cita studi universitari (dell'università di Chicago, Padova e Trieste) redatti da eminenti cattedre di Sociologia e Storia delle Religioni che delineano per CL tratti di "setta" e "fondamentalismo". In Lombardia, grazie alla rete di potere precisamente messa in luce dal libro di De Alessandri, si è potuto assistere alla sistematica occupazione da parte di Comunione e Liberazione dei principali snodi del potere della regione, il cui fatturato raggiunge i 20 miliardi di euro. Una netta minoranza, nel nome di una comune appartenenza ad un movimento religioso dai tratti fondamentalisti ha potuto assumere il controllo di settori fondamentali della regione, quali la sanità, influenzandone apertamente il corretto funzionamento. La situazione si perpetua ormai da più di quindici anni. Enrico De Alessandri è stato Direttore del Centro Regionale Emoderivati della Lombardia e lavora attualmente presso l'Assessorato Sanità. Per aver pubblicato il libro che qui recensiamo ha subito la sanzione disciplinare della sospensione dal lavoro (cfr: http://milano.repubblica.it/dettaglio/attacca-cl-sul-web-sospeso-per-un-mese-br-sta-denigrando-la-regione-lombardia/1796093).

Philip Di Salvo

giovedì 18 marzo 2010

Children by the million sing for Alex Chilton



Alex Chilton
è morto questa sera. La notizia è stata data dal Commercial Appeal of Memphis e ha iniziato a circolare su internet, prima su Twitter, ma è stata confermata anche dal blog della redazione del NY Times poco fa. Alex Chilton aveva 59 anni e le cause del decesso sarebbero dovute a un attacco di cuore. La morte di Chilton sarebbe stata confermata anche da Jody Stephens, storico batterista dei Big Star, di cui Chilton era cantante, chitarrista e principale compositore. Alex Chilton è stato uno dei più geniali autori della storia della pop-music: con i Big Star ha fissato le fondamenta di un'intera estetica, contribuendo in maniera incalcolabile all'evoluzione del rock statunitense il quale, tutt'ora, risente massicciamente dell'apporto dato dalla scrittura di Chilton. I primi tre dischi dei Big Star (#1 Record, Radio City e Third/Sister Lovers), pubblicati tra il 1972 e il 1978, sono album capitali, tre capolavori assoluti che hanno fornito materiale musicale a generazioni di musicisti rock che li hanno seguiti: power-pop e indie-rock, per certi versi, sono concetti che nascono con i Big Star. Gli stessi R.E.M. e gli stessi Replacements hanno sempre considerato Chilton come il loro padre putativo. Alex Chilton era tornato sulle scene nel 1993 quando, accompagnato da Ken Stringfellow (dei Posies, poi collaboratore anche dei R.E.M.) e Jon Auert, aveva rimesso in piedi i Big Star, il cui ultimo disco in ordine di tempo, In space, risale al 2005. Lo scorso anno era stato pubblicato Keep an eye on the sky, cofanetto celebrativo in 4 cd contenente l'intera produzione dei Big Star. Alex Chilton si sarebbe dovuto esibire con i Big Star sabato prossimo nella sua città, Austin (Texas) all'annuale South By Southwest Festival. La notizia della morte di Alex Chilton ha gelato il sangue dell'ambiente musicale mondiale, a pochi giorni dalla scomparsa di Mark Linkous. Sono le 3 e 15 di notte e davvero non so più cosa scrivere.
C'è un brano dei Replacements che si intitola semplicemente Alex Chilton; dopo il secondo ritornello dice I never travel far, without a little Big Star. E questo basta.


Won't you let me walk you home from school?
Won't you let me meet you at the pool?
Maybe Friday I can
Get tickets for the dance
And I'll take you.

Won't you tell your dad, "Get off my back"?
Tell him what we said about "Paint it, Black".
Rock 'n Roll is here to stay
Come inside where it's okay
And I'll shake you.

Won't you tell me what you're thinking of?
Would you be an outlaw for my love?
If it's so, well, let me know
If it's "no," well, I can go
I won't make you.

Philip Di Salvo

domenica 7 marzo 2010

E' morto Mark Linkous


Mark Linkous, leader, fondatore e mente degli Sparklehorse si è suicidato ieri, 6 marzo 2010 con un colpo di pistola alla testa. Il suo nome era inscindibilmente legato a quello degli Sparklehorse, formazione di cui era l'unico membro stabile, leader e compositore. Con gli Sparklehorse, Linkous ha scritto alcuni dei dischi di cantautorato americano più belli degli ultimi quindici anni. Dedito ad una scrittura autoriale macchiata di sperimentalismo e alt-country, Linkous aveva iniziato a far parlare di sè nel 1995 con l'esordio Vivadixiesubmarinetransmissionplot, un piccolo capolavoro dell'indie-rock americano. A quell'album erano seguiti altri dischi importanti, tutti celebrati dalla critica e unanimamente riconosciuti come lavori di genio, soprattutto It's a wonderful life, risalente al 2001. Nel 1996, mentre era in tour insieme ai Radiohead, Mark Linkous tentò il suicidio una prima volta, ingerendo un mix di antidepressivi, alcol e eroina in una camera d'albergo a Londra: si salvò ma le conseguenze del mix di sostanze gli causarono una paralisi temporanea durata sei mesi. Giusto qualche giorno fa era rimbalzata in rete la notizia che l'ultimo lavoro degli Sparklehorse, Dark night of the soul, nato da una collaborazione tra Linkous, David Lynch e Danger Mouse, sarebbe stato ristampato dopo le dispute con la EMI che ne avevano ostacolato la pubblicazione lo scorso settembre. Ricordiamo Mark Linkous con uno dei brani più belli dei suoi Sparklehorse, Someday I will Treat You Good.

lunedì 1 marzo 2010

Carriole

L'Aquila, 28/2/10

sabato 20 febbraio 2010

Sanremo 2010: il pagellone


ArisaMalamorenò

Contrariamente ad altri artisti in gara, se non altro, ha il pregio di avere un’immagine ben definita. Orrenda, ma ce l’ha. E poi scusate, ma ogni volta che Arisa viene annunciata sul palco non posso non pensare ai Sepultura che fanno Arise e ogni volta lo shock è troppo forte. Voto: 5.

Malika Ayane Ricomincio da qui

Ha il merito di non piegarsi alle logiche talent-show ormai imperanti al Festival. Ha personalità e un pezzo radiofonico e onesto che si fa ascoltare. Tifiamo per lei. Voto 6.

Simone Cristicchi – Meno male

Solito polpettone social-impegnato da quattro soldi ora persino imbastito su un pezzo rock-stupidino tragicomico che non fa ridere nessuno. A questo punto meglio Checco Zalone, se non altro sai cosa stai ascoltando. Voto 3.

Toto Cutugno - Aeroplani

Un italiano. Un italiano vero. Pertanto: Voto 4.

Nino D’Angelo Jammo jà

Nessuno se n’è accorto, uscito subito alla prima serata. Bene così. Voto 3.

Noemi Per tutta la vita

Tra tutti i fuoriusciti dai talent-show di varia natura è forse la migliore. Il pezzo funziona e se lo incontri in radio non cambi frequenza, anche se ricorda pericolosamente un brano di Mina. Voto 6.

Irene Grandi La cometa di Halley

Bianconi II la vendetta. Forse abbiamo capito quali siano le reali ambizioni dei Baustelle. Il pezzo scorre via senza lasciare particolari tracce, ma dura poco e non ammorba. Voto 5.

Fabrizio Moro Non è una canzone

Tremendo. Il pezzo è una taroccata reggae frammista al momento rock finale che grida vendetta. Il testo è una nenia di ribellismo giovanile qualunquista. Ha anche il demerito di riportare in superficie uno dei peggiori relitti anni ’90, che speravamo sepolto per sempre nel dimenticatoio: Jarabe De Palo. Voto: 1.

Irene Fornaciari feat. Nomadi Il mondo piange

Immagine stracciona-hippie impresentabile, raccomandata da cotanto padre: e il mondo piange. Quanto ai Nomadi: sempre peggio. Voto 2.

Povia La verità

Vaffanculo. Voto 0.

Pupo, Emanuele Filiberto Italia amore mio

Probabilmente la cosa peggiore mai prodotta dacché l’uomo cammina in modo eretto. Dopo l’improbabile trio Pupo-Paolo Belli-Youssou N’Dour dello scorso anno, ecco il Principe di Savoia. A questo punto per il 2011 aspettiamoci di tutto: i Metallica, la D’Addario, Mons. Milingo. L’intero peggio italiano condensato in un solo brano, atroce. C’è persino la pacchianata finale con il tenore. C’è persino Marcello Lippi. Ci si chiede perché alla fine non parta il coro “Duce! Duce!”. Voto: 0.

Enrico Ruggeri La notte delle fate

Dai Enrico, va bene anche così. Ma perché continui ad andarci? Sanremo mena sfiga. Voto 5.

Valerio Scanu Per tutte le volte che

Sembra un brano tratto da una colonna sonora della Disney, tipo Il Re Leone. Alla fine ne ricorderemo solo i capelli: In tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti i laghi, in tutto il mondo e l’universo che ci insegue. Voto: 3.

Sonohra – Baby

I fratelli minori che non vorresti mai. Voto: 2.

Marco Mengoni Credimi ancora

Ha la voce, ma la personalità di un volantino gettato al vento. Continua ad accettare brani insulsi e questa immagine glam che gli hanno cucito addosso. Ma se l’anno scorso ha vinto Marco Carta, abbiamo già capito a chi tocca a sto giro. Che a pensar male si fa peccato ma talvolta bla bla bla. Voto: 4.

Philip Di Salvo


mercoledì 17 febbraio 2010

E' uscito il nuovo numero di Leitmotiv


E' uscito oggi, in tiratura di mille copie, il nuovo numero di Leitmotiv, il cui tema è "Il corpo".
Come da tradizione per la rivista, il tema è affrontato in varie direzioni, con recensioni, articoli e racconti. Questo mese parliamo di: volti sugli euro, i cartoon di Hanna & Barbera, il rock degli Jesus Lizard, la morte di J.D. Salinger, consumismo e Anna Politkovskaja. Inoltre racconti "corporali" ispirati alla cronaca, poesie e elzeviri tematici.

Leitmotiv si può trovare a Como e provincia nei prossimi giorni nei punti di distribuzione soliti:

Biblioteca Comunale di Como, Libreria Mentana, Casa Del Disco, Birreria 35, Punto Einaudi, Renata Music, Pub Amandla (Cermenate), Bar Natta, Biglietteria Teatro Sociale, Libreria Del Cinema, Circolo Arci Xanadù, Ass.ne Carducci, Conservatorio G. Verdi, Informa Giovani.

E a breve nelli biblioteche di: Nesso, Zelbio, Lipomo, Cernobbio, Blevio, Brunate, Lezzeno, Liceo Volta Como, Centro Studi Peretta, ITIS Magistri Comacini, Musei Civici di Como.

venerdì 5 febbraio 2010

Viva Giacometti




HENRI CARTIER-BRESSON, Svizzera. Regione dei Grigioni. Villaggio di Stampa. Il pittore e scultore svizzero Alberto GIACOMETTI, nella sua casa, 1961. (Dall'archivio Magnum).


Alla faccia di Pablo. Viva Alberto.

lunedì 4 gennaio 2010

La "500" che ho comprato per te

Nel febbraio-marzo 1983, io non ero ancora nella pancia della mamma, l'Unione Sovietica resisteva assieme al muro di Berlino e l'Italia, che aveva da poco vinto i Mondiali, guardava la enne edizione del Festival di Sanremo.
Amedeo Minghi salì sul palco dell'Ariston per la categoria "giovani", ma sembrava già vecchio (o comunque era tale e quale a oggi). Tra l'altro, Amedeo Minghi non mi è mai piaciuto, ma nel corso della kermesse eseguì un brano oggettivamente bello: "1950", anche noto come "Serenella". Il testo racconta con poesia una bella storia d'amore ambientata nell'immediato dopoguerra italiano: "la radio trasmetterà la canzone che ho pensato per te e forse attraverserà l'oceano lontano da noi. L'ascolteranno gli americani che proprio ieri sono andati via e con le loro camicie a fiori colorano le nostre vie...". Con un'intensa interpretazione, Minghi propose una canzone al contempo storica, civile e d'amore, dipinse l'Italia della Liberazione che, passionale e sanguigna, aveva voglia di rinascere dalle ceneri della seconda guerra mondiale: "Serenella, io voglio un bambino".


Oggi è appena iniziato il 2010: mia mamma ripete continuamente di trovarmi un posto fisso con i concorsi pubblici, Obama ogni tanto somiglia a Bush e l'Italia spera di vincere i Mondiali per la seconda volta consecutiva.

Qualche sera fa, durante l'ennesima cena natalizia in famiglia, ho riconosciuto le note della canzone e la voce dell'autore nel sottofondo del nuovo spot Fiat "500". Aguzzando le orecchie, ho avuto l'impressione che le parole fossero state modificate ad hoc. Mi sono detto: "Non è possibile: forse il capitone è avariato e ha alterato le mie percezioni oppure le quantita eccessive di zampone e lenticchie mi hanno ostruito i padiglioni auricolari oppure il pandoro mi ha ricoperto e ovattato le sinapsi. Ho aspettato tre giorni, giusto il tempo di digerire, e ho appurato che il testo è effettivamente cambiato: "Serenella avremo un bambino...crescerà in mezzo a quei colori delle capotes aperte verso il cielo...La nave trasporterà la 500 che ho comprato per te, la guideranno gli americani, lo faranno con sentimento e verso il mare la 500 ci porta via".



Che tristezza. La musica che si appiattisce a pura operazione di marketing mi fa inorridire. Amedeo, perchè l'hai fatto? Avevi bisogno di soldi? Aspetta, fammi controllare, forse ho 20€ in tasca. Ma come: hai azzeccato due o tre canzoni in tutta la carriera e hai pure la faccia tosta di venderti la migliore? Perchè non hai rovinato "Vattene amore"? Tanto "trottolino amoroso dudù dadadà" non può peggiorare ulteriormente. Scusa, il tuo genio creativo non è riuscito a partorire un nuovo pezzo dedicato alla Fiat? Volendo, si poteva anche inciderne il ritornello sulla fiancata della Duna. Amedeo, perchè l'hai fatto?

Francesco Carrubba