mercoledì 31 marzo 2010

Familismo amorale




Egregio Renzo Bossi,

so che criticarla è come sparare sulla Croce Rossa, ma non posso fare a meno di chiedermi con che coraggio si sia candidato e accetti il posto di consigliere regionale. Lei è l'impietoso exemplum di come lo studio e la cultura vengano sviliti da un figlio di papà che a stento (al terzo o al quarto tentativo, purtroppo non sono riuscito a seguire per intero la sua telenovela scolastica) ha superato l'esame di maturità. A proposito: suo padre Umberto ha dichiarato che l'esperienza politica alla Regione le servirà da gavetta. Ma come può essere per lei una gavetta una campagna elettorale in una circoscrizione come quello di Brescia così legata alla figura del suo genitore? E da quando in qua un posto da consigliere regionale è semplice gavetta?
Mi auguro, almeno, che lei e il suo partito la smettiate di lamentarvi del clientelismo che regnerebbe nei salotti romani, perché proprio lei e la sua famiglia siete un caso tipico di familismo amorale descritto dal sociologo Banfield.

In fede,

Matteo D'Antonio

L'amore vince

Nome: Matteo D'Antonio
E-mail: olonesa@gmail.com

Redazione di Corriere.it
Per comunicare alla redazione opinioni, domande e segnalazioni

Gentile redazione di Corriere.it,

ieri il titolo del primo articolo della Vostra home page recitava così: "Berlusconi: vince l'amore. Castelli e Brunetta ko". è un semplice caso?

Cordialmente,

Matteo D'Antonio

Intenzioni programmatiche

Oggetto: Intenzioni programmatiche

Da: Matteo D'Antonio (olonesa@gmail.com)
mercoledì 31 marzo 2010 09.16.13
A: Giornale Leitmotiv (giornaleleitmotiv@hotmail.it)

Gentile redazione di Leitmotiv,

decido oggi - due giorni dopo gli sconfortanti risultati delle elezioni regionali 2010 - di esprimere le mie opinioni (pressoché tutte dissensi) a chicchessia attraverso missive firmate o anonime, per far meglio comprendere la sensazione di isolamento che un normale cittadino prova di fronte a tutte le istituzioni (e private, e pubbliche) e alla massa stessa dei cittadini suoi pari.

In fede,

Matteo D'Antonio

giovedì 25 marzo 2010

Assalto al potere in Lombardia


Enrico De Alessandri, Comunione e Liberazione: Assalto al potere in Lombardia, BePress Edizioni, 2010.

Enrico De Alessandri, autore del saggio Comunione e liberazione: Assalto al potere in Lombardia si è assunto un compito gravoso: far da voce a un disagio diffuso, condiviso, figlio di una situazione, un contesto, noto ai più, ma apertamente denunciato da pochissimi. De Alessandri si assume l'onere di fare luce, esporre un noto ai più, un rimosso. Si sa, ma non si può dire. Il libro di De Alessandri è un pamphlet che finalmente viene a mostrare apertamente il funzionamento di una rete radicatissima di potere che dalla Presidenza della Regione Lombardia si espande, grazie a nomine e appalti, verso il mondo imprenditoriale, sanitario e scolastico della Lombardia, regione più ricca d'Italia. Da voce a quel "si sa" tante volte udito, mai espressamente denunciato. La rete di potere impersonificata da Roberto Formigoni, attuale presidente della regione Lombardia e attuale per la quarta volta candidato alla medesima presidenza, CL e il suo braccio imprenditoriale rappresentato dalla Compagnia delle Opere, ha assunto, negli ormai quindici anni di gestione formigoniana della regione, estensione enorme. Tramite uno scritto, pubblicato sul Corriere Della Sera il 7 giugno del 2005, alcuni esponenti dell'allora Forza Italia impegnati in regione (Podestà, Pisani, Fiori, Triscari, Colli) hanno denunciato apertamente l'influenza di Comunione e Liberazione, evidenziando come "Il ruolo e il potere che hanno assunto Formigoni e il sistema connesso di Comunione e Liberazione e della Compagnia delle Opere determinano la quasi totalità delle scelte politiche e amministrative, di fronte a un peso elettorale che non raggiunge un decimo dei voti di Forza Italia.". E' noto nei corridoi degli ospedali lombardi il detto "se non si è ciellini non si diventa primari", ed è il più evidente sintomo di un clima opprimente che costringe preventivamente al silenzio ogni tentativo di denuncia. Ciellini sono i vertici delle ASL, degli ospedali pubblici e i vertici delle Fondazioni. Esempio più eclatante quello del Niguarda di Milano dove le nomine dei primari provengono direttamente dal direttore generale Cannatelli, "ciellino e formigoniano di ferro", grazie alla nuova normativa che affida direttamente ai dg il potere di scegliere e nominare i primari. Il sistema si ritrova sviluppatissimo anche nell'assegnazione di appalti per lavori pubblici e nella società per azioni creata dalla regione, Infrastrutture Lombarde, attraverso la quale la Presidenza della Regione controlla tutti le concessioni in fatto di appalti, escludendo il Consiglio dalle decisioni in merito. Grazie a questo meccanismo si è potuto assistere, scrive De Alessandri, al consolidamento di un potere assoluto che influenza tutta l'attività della Regione, ottenuto nel nome di una minoranza facente parte di un gruppo religioso "decapitando, con una sistematicità degna di un Cromwell, i vertici della dirigenza regionale e sostituendoli con esponenti di Comunione e Liberazione", di cui Formigoni è il principale esponente politico in Lombardia. Si è così potuto assistere, e De Alessandri dimostra precisamente fatti, nomi e nomine, alla sistematica occupazione, da parte di esponendi di CL, dei principali gangli del potere in Lombardia, creando, tra l'altro, pericolose derive fondamentaliste. Anche qui il caso del Niguarda è emblematico: in virtù delle nomine cielline, tutti i ginecologi assunti presso l'ospedale milanese sono antiabortisti e obiettori e rendono così difficile l'applicazione della legge sull'aborto. De Alessandri fornisce altri esempi eclatanti, come quello relativo alla Cittadella della formazione di Crema, gestita dalla Fondazione Charis, facente parte di CL, per la quale la Regione ha stanziato 4,5 milioni di euro, a fronte dei 400 mila euro stanziati, invece, per il restyling di tutte le scuole pubbliche dell'intera provincia di Cremona. De Alessandri cita studi universitari (dell'università di Chicago, Padova e Trieste) redatti da eminenti cattedre di Sociologia e Storia delle Religioni che delineano per CL tratti di "setta" e "fondamentalismo". In Lombardia, grazie alla rete di potere precisamente messa in luce dal libro di De Alessandri, si è potuto assistere alla sistematica occupazione da parte di Comunione e Liberazione dei principali snodi del potere della regione, il cui fatturato raggiunge i 20 miliardi di euro. Una netta minoranza, nel nome di una comune appartenenza ad un movimento religioso dai tratti fondamentalisti ha potuto assumere il controllo di settori fondamentali della regione, quali la sanità, influenzandone apertamente il corretto funzionamento. La situazione si perpetua ormai da più di quindici anni. Enrico De Alessandri è stato Direttore del Centro Regionale Emoderivati della Lombardia e lavora attualmente presso l'Assessorato Sanità. Per aver pubblicato il libro che qui recensiamo ha subito la sanzione disciplinare della sospensione dal lavoro (cfr: http://milano.repubblica.it/dettaglio/attacca-cl-sul-web-sospeso-per-un-mese-br-sta-denigrando-la-regione-lombardia/1796093).

Philip Di Salvo

giovedì 18 marzo 2010

Children by the million sing for Alex Chilton



Alex Chilton
è morto questa sera. La notizia è stata data dal Commercial Appeal of Memphis e ha iniziato a circolare su internet, prima su Twitter, ma è stata confermata anche dal blog della redazione del NY Times poco fa. Alex Chilton aveva 59 anni e le cause del decesso sarebbero dovute a un attacco di cuore. La morte di Chilton sarebbe stata confermata anche da Jody Stephens, storico batterista dei Big Star, di cui Chilton era cantante, chitarrista e principale compositore. Alex Chilton è stato uno dei più geniali autori della storia della pop-music: con i Big Star ha fissato le fondamenta di un'intera estetica, contribuendo in maniera incalcolabile all'evoluzione del rock statunitense il quale, tutt'ora, risente massicciamente dell'apporto dato dalla scrittura di Chilton. I primi tre dischi dei Big Star (#1 Record, Radio City e Third/Sister Lovers), pubblicati tra il 1972 e il 1978, sono album capitali, tre capolavori assoluti che hanno fornito materiale musicale a generazioni di musicisti rock che li hanno seguiti: power-pop e indie-rock, per certi versi, sono concetti che nascono con i Big Star. Gli stessi R.E.M. e gli stessi Replacements hanno sempre considerato Chilton come il loro padre putativo. Alex Chilton era tornato sulle scene nel 1993 quando, accompagnato da Ken Stringfellow (dei Posies, poi collaboratore anche dei R.E.M.) e Jon Auert, aveva rimesso in piedi i Big Star, il cui ultimo disco in ordine di tempo, In space, risale al 2005. Lo scorso anno era stato pubblicato Keep an eye on the sky, cofanetto celebrativo in 4 cd contenente l'intera produzione dei Big Star. Alex Chilton si sarebbe dovuto esibire con i Big Star sabato prossimo nella sua città, Austin (Texas) all'annuale South By Southwest Festival. La notizia della morte di Alex Chilton ha gelato il sangue dell'ambiente musicale mondiale, a pochi giorni dalla scomparsa di Mark Linkous. Sono le 3 e 15 di notte e davvero non so più cosa scrivere.
C'è un brano dei Replacements che si intitola semplicemente Alex Chilton; dopo il secondo ritornello dice I never travel far, without a little Big Star. E questo basta.


Won't you let me walk you home from school?
Won't you let me meet you at the pool?
Maybe Friday I can
Get tickets for the dance
And I'll take you.

Won't you tell your dad, "Get off my back"?
Tell him what we said about "Paint it, Black".
Rock 'n Roll is here to stay
Come inside where it's okay
And I'll shake you.

Won't you tell me what you're thinking of?
Would you be an outlaw for my love?
If it's so, well, let me know
If it's "no," well, I can go
I won't make you.

Philip Di Salvo

domenica 7 marzo 2010

E' morto Mark Linkous


Mark Linkous, leader, fondatore e mente degli Sparklehorse si è suicidato ieri, 6 marzo 2010 con un colpo di pistola alla testa. Il suo nome era inscindibilmente legato a quello degli Sparklehorse, formazione di cui era l'unico membro stabile, leader e compositore. Con gli Sparklehorse, Linkous ha scritto alcuni dei dischi di cantautorato americano più belli degli ultimi quindici anni. Dedito ad una scrittura autoriale macchiata di sperimentalismo e alt-country, Linkous aveva iniziato a far parlare di sè nel 1995 con l'esordio Vivadixiesubmarinetransmissionplot, un piccolo capolavoro dell'indie-rock americano. A quell'album erano seguiti altri dischi importanti, tutti celebrati dalla critica e unanimamente riconosciuti come lavori di genio, soprattutto It's a wonderful life, risalente al 2001. Nel 1996, mentre era in tour insieme ai Radiohead, Mark Linkous tentò il suicidio una prima volta, ingerendo un mix di antidepressivi, alcol e eroina in una camera d'albergo a Londra: si salvò ma le conseguenze del mix di sostanze gli causarono una paralisi temporanea durata sei mesi. Giusto qualche giorno fa era rimbalzata in rete la notizia che l'ultimo lavoro degli Sparklehorse, Dark night of the soul, nato da una collaborazione tra Linkous, David Lynch e Danger Mouse, sarebbe stato ristampato dopo le dispute con la EMI che ne avevano ostacolato la pubblicazione lo scorso settembre. Ricordiamo Mark Linkous con uno dei brani più belli dei suoi Sparklehorse, Someday I will Treat You Good.

lunedì 1 marzo 2010

Carriole

L'Aquila, 28/2/10