Sabato scorso, 3 ottobre, alle 15 e 30, si è tenuta anche a Como la mobilitazione per la difesa della libertà di stampa e di informazione. In appoggio alla manifestazione nazionale indetta a Roma dalla FNSI, anche a Como si è tenuto un presidio in Via Cesare Cantù, di fronte al Liceo Classico Alessandro Volta, cui ha preso parte un folto numero di cittadini comaschi. La presenza di un gruppo musicale, la Nowhere Band, nel bel mezzo del suo concerto a pochi passi dal banchetto degli organizzatori della manifestazione ha da subito incuriosito i convenuti. Ipotesi prima: il concerto è contorno della manifestazione, i Beatles piacciono a tutti e alla libertà di informazione sono sempre stati favorevoli; ipotesi seconda: il concerto non c’entra nulla con il presidio, ma finirà certamente prima degli interventi dei promotori della manifestazione; ipotesi terza: il concerto non c’entra nulla con la libertà di stampa e qualcuno in comune ha fatto un pasticcio. I componenti della band hanno confermato di aver ottenuto tutti i permessi da parte di Palazzo Cernezzi per organizzare il loro set: gli strumenti, infatti, sono alimentati dalla corrente di un esercizio commerciale che ha organizzato il concerto come occasione promozionale nel momento di massima affluenza di persone nel centro città, il sabato pomeriggio. Tutto in regola e tutto più che legittimo. La concomitanza e la vicinanza del concerto con la manifestazione per la libertà di stampa, però, dev’essere sfuggita a qualcuno in comune o quanto meno non ha destato nessun tipo di perplessità. La Nowhere Band ha poi concesso dieci minuti, in cui hanno interrotto il concerto, agli organizzatori della manifestazione per consentire gli interventi previsti. Non è stato però possibile, per via della musica, collegarsi via internet con Piazza Navona a Roma ed è stato impedito, come invece era originariamente previsto, al microfono di essere lasciato aperto per l’intervento libero dei cittadini. La buona riuscita della manifestazione è stata di fatto compromessa. E’ legittimo allora chiedersi se tale disguido sia solamente sintomo dell’improvvisazione e dell’arroganza dell’attuale amministrazione comunale o se si tratti di un chiaro segnale di fastidio nei confronti dei contenuti e delle sigle aderenti al presidio per la libertà di stampa e informazione. E’ sana saggezza popolare, infatti, credere che a pensar male certamente si faccia peccato, ma qualche volta ci si azzecca pure. Certamente l’episodio è dimostrazione evidente di come la libertà di stampa e informazione, la tutela di essa e delle iniziative che la sostengono non sia esattamente il primo pensiero di una certa classe politica. E’ conferma inoltre, se ancora ce ne fosse bisogno, della totale inadeguatezza dell’attuale maggioranza a Palazzo Cernezzi.
Philip Di Salvo
uno scenario imbarazzante:
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