Egregio Renzo Bossi,
so che criticarla è come sparare sulla Croce Rossa, ma non posso fare a meno di chiedermi con che coraggio si sia candidato e accetti il posto di consigliere regionale. Lei è l'impietoso exemplum di come lo studio e la cultura vengano sviliti da un figlio di papà che a stento (al terzo o al quarto tentativo, purtroppo non sono riuscito a seguire per intero la sua telenovela scolastica) ha superato l'esame di maturità. A proposito: suo padre Umberto ha dichiarato che l'esperienza politica alla Regione le servirà da gavetta. Ma come può essere per lei una gavetta una campagna elettorale in una circoscrizione come quello di Brescia così legata alla figura del suo genitore? E da quando in qua un posto da consigliere regionale è semplice gavetta?
Mi auguro, almeno, che lei e il suo partito la smettiate di lamentarvi del clientelismo che regnerebbe nei salotti romani, perché proprio lei e la sua famiglia siete un caso tipico di familismo amorale descritto dal sociologo Banfield.
In fede,
Matteo D'Antonio
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