Regnò sul pop per un decennio.
venerdì 26 giugno 2009
lunedì 22 giugno 2009
Cinque anni di Leitmotiv
Elisa Mariani: Redattrice. Nasce a Seregno il 20 Giugno 1986. Studia Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Milano, collabora con Leitmotiv dal numero sul Terrore, pubblicato nel Novembre 2007. Ha collaborato con il quotidiano La Provincia e lavora come addetto stampa.
Marco Astolfi: Vignettista e grafico. Nasce a Como nell'84. Ingegnere e perdigiorno. Nel 2005 dopo una durissima selezione in cui era l'unico candidato, ottiene il ruolo di vignettista per Leitmotiv e viene subito censurato. Da Aprile a Ottobre calza sandali.
Alis Barbaro: Redattore. Nasce a Milano, vive a Como e studia a Lugano. Laureatosi in Filosofia nel 2007, studia ora Gestione dei Media, convinto di poter mettere a frutto l'esperienza maturata fin dall'atto di fondazione con Leitmotiv.
Gianluigi Bocelli: Redattore. Nasce la notte di una domenica estiva del 1984 a Como. Letterato e musicista, rimpiange la fine del sistema mecenatistico che lo costringe a lavorare per davvero (se insegnare musica si può considerar tale) nonostante i sogni di gloria che i titoli perseguiti presso il Conservatorio e la facoltà di Lettere promettevano. Senza rassegnarsi prosegue comunque la propria attività artistica come concertista e scrittore, a lato degli studi di musicologia e del lavoro. È redattore da troppo tempo per essere ancora credibile. Da grande vuol fare il veterinario perché ama i gatti.
Francesco Carrubba: Vicepresidente: Nasce a Como il 14 Maggio 1984, in piena primavera e già con la rinite allergica. Dal Marzo 2009 è Dottore Magistrale in Scienze Politiche, insomma è disoccupato ma con stile. Per Leitmotiv, della cui Associazione è il vicepresidente tuttofare da Settembre 2008, scrive dal secondo numero su La Città (Agosto 2004). Lavora saltuariamente al Teatro Sociale di Como e collabora con CiaoComoRadio come conduttore e autore. Infine, nella redazione di Radio Italia Solo Musica Italiana fa lo stagista speranzoso. Spesso si domanda che vita sarebbe senza Kebab.
Matteo D'Antonio: Presidente. Nasce a Battipaglia 25 anni or sono. Già nostalgico della mozzarella di bufala, dopo il primo quinquennio di vita lascia la città natale per trasferirsi nella (ir)ridente Como. Inizia gli studi e nel 2003 diventa più perito che informatico. Estremamente fedele alla sua incoerenza, sceglie la Facoltà di Lettere e Filosofia per assicurarsi una brillante carriera nell'ambito della disoccupazione. Da Settembre 2008 è presidente in contumacia dell'Associazione Culturale senza scopi di lucro Leitmotiv. Ora scrive autobiografie in terza persona.
Philip Di Salvo: Direttore Editoriale. Nasce a Como nel Settembre del 1987. Studia Lettere presso l'Università degli Studi di Milano. Collabora con Leitmotiv dal numero dedicato al Gioco, pubblicato nel Novembre del 2006. Collabora anche con il portale musicale www.liverock.it e il magazine Lake Como Lifestyle. Per CiaoComoRadio realizza e conduce il programma di approfondimento musicale Zang Tumb Tumb.
Enrico Lucca: Direttore Editoriale. Nasce a Como il 10 giugno di ventisei anni fa. Ha studiato Filosofia all'Università Statale di Milano, dove da Gennaio 2009 è dottorando di ricerca, sempre in Filosofia. Si interessa in particolar modo al pensiero ebraico novecentesco. Nel 2008 ha studiato in Germania, a Göttingen, grazie a una borsa DAAD. Ora è a Modena, dove sta portando a termine, presso il Collegio S. Carlo, una specializzazione in Scienze della Cultura. È uno dei fondatori di Leitmotiv.
Marco Pepe: Redattore. Nasce a Como nel Settembre del 1984. Studia Economia e Gestione dei Beni Culturali e dello Spettacolo presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Membro del Chaosmonger Film Studio, è videomaker collaboratore esterno del Teatro Sociale di Como. Occasionalmente aiutante della mitica Birreria 35. È uno dei fondatori di Leitmotiv.
Alessandro Ronchi: Direttore Editoriale. Nasce a Monza il 6/12/1982, vive a Cermenate (CO) ed è un aggravante. è laureando in Lettere Moderne presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, come se non bastasse. Non pago, collabora con Leitmotiv dal Giugno 2005.
giovedì 18 giugno 2009
Where is my blog?

Facebook, twitter, centinaia di blog stanno raccontando l'Iran di questi giorni. Mentre internet viene oscurata e la stampa estera allontanata dal paese, la resistenza, l'informazione è filtrata, nei racconti, negli aggiornamenti di status di chi, dalla piazza, si connette con l'agorà telematica. Navigare in rete, a Teheran, è un atto di resistenza mentre il regime fa sparare sulla folla di manifestanti inermi. Le informazioni si fanno più rade, ma passano. Sono circa 500 gli oppositori politici arrestati, una ventina quelli uccisi. Repubblica ha pubblicato stamattina l'ultimo post di uno dei blog più noti in Iran. Il nome dell'autore, per ragioni di sicurezza, non è stato reso pubblico. Lo riportiamo:
martedì 16 giugno 2009
Italiani brava gente - III

Petru Birlandeanedu entra nella stazione di Montesanto a Napoli, è appena stato raggiunto da due proiettili sparati da sicari della Camorra in motorino. Non era lui l'obiettivo del raid, ma è stato colpito al torace e ad una gamba. Corre, sottobraccio alla moglie Mirella verso i tornelli della stazione, poi si accascia a terra. Petru, romeno, si guadagnava da vivere suonando la fisarmonica sui vagoni, da Mirella aveva avuto due figli, il più grande dei quali era rimasto in Romania. C'è un video, pubblicato da Repubblica che mostra gli ultimi istanti di vita del musicista: Petru Birlandeanedu muore davanti ai tornelli della stazione per i colpi d'arma da fuoco da cui è stato raggiunto, da innocente. La moglie si sbraccia, chiede aiuto, non sa cosa fare. Petru è a terra, agonizzante. Attorno alla coppia prosegue indifferente il viavai dei passeggeri: alcuni fuggono imperterriti, altri passano dritti, alcuni parlano al cellulare, altri si preoccupano di obliterare il biglietto. Nessuno aiuta la donna o si preoccupa di chiamare i soccorsi. A 100 metri di distanza c'è l'Ospedale Pellegrini, ma nessuno si avvicina a Petru. Basterebbe sollevarlo da terra. Un gruppo di donne raggiunge i tornelli e fugge, voltando le spalle. Sulla scena della sparatoria sopraggiunge un'ambulanza. Due feriti, un'ambulanza. L'altro ferito, un ragazzo napoletano a sua volta estraneo al regolamento di conti, viene portato in ospedale. Petru Birlandeanedu resta solo con sua moglie davanti ai tornelli per mezz'ora. I soccorsi arriveranno troppo tardi. Petru Birlandeanedu resta a terra, Mirella al suo fianco. Tutt'intorno, nessuno.
domenica 14 giugno 2009
5 anni di Leitmotiv: un giornale appeso a un filo
domenica 7 giugno 2009
Obama uno di noi
Parentesi seria: grande apprezzamento per quel che riguarda il suo rifiuto all'invito a cena ufficiale di Sarkò e Carlà. Lezione di stile.
Segue l'articolo:
imbarazzo dell'eliseo, che avrebbe voluto almeno un pranzo «a quattro»
Gli Obama turisti a Parigi
Programma strettamente familiare per il presidente Usa. Indisponibile per impegni ufficiali
Barack Obama saluta dal centro George Pompidou, a Parigi (AP) |
CENA FAMILIARE - In realtà, la vacanza parigina degli Obama è iniziata già sabato sera: appena rientrati nella capitale dalla Normandia, dove hanno partecipato alla cerimonia del 85esimo anniversario del D-Day, sono andati alla Cattedrale di Notre Dame. E poi, con alcuni amici, a cena a La Fontaine de Mars, un tradizionale bistrò parigino nel settimo arrondissement. Un cameriere del ristorante, Gabriel de Carvalho, ha raccontato a una televisione francese che il presidente ha ordinato un cosciotto d'agnello e gli altri commensali bistecche, e a tavola è stata servita solo acqua niente vino.
IMBARAZZO ALL'ELISEO - La scelta degli Obama - che avevano optato per una serata non ufficiale anche venerdì dopo che il presidente si era riunito con la famiglia arrivata direttamente a Parigi - ha creato qualche imbarazzo e disappunto all'Eliseo, che avrebbe desiderato un appuntamento ufficiale, o un'uscita a quattro - con Michelle e Carla - in uno dei più esclusivi ristoranti di Parigi, proprio alla vigilia dell'apertura delle urne in Francia. Invece Obama non ha dato disponibilità a nessun appuntamento ufficiale ed oggi lascia Parigi dove invece rimangono Michelle Sasha e Malia per un altro giorno di turismo e stasera andare, da sole, a cena all'Eliseo.
giovedì 4 giugno 2009
Vincere

martedì 2 giugno 2009
Primavera Sound Festival 2009: confesso che ho vissuto.

L'altrove è uno specchio in negativo.Il viaggiatore riconosce il poco che è suo,scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà.
Ho visto gli Shellac tre volte. Sempre qui. Anche quest’anno sono in prima fila. Quel posto è mio, in un certo senso mi spetta. Tra mezz’ora devo essere davanti ad un altro palco, ci sono gli A Certain Ratio. Lasciando gli Shellac a metà concerto lascio anche un pezzo di vita. Il festival è così: ansia di fare, ansia di vedere. E buone gambe, anche alle due di notte. Tra un palco e l’altro. Fatemi passare. Ho tutta la vita davanti. Alla fine di un pezzo mi giro, lascio la transenna dietro di me. Devo passare attraverso la gente. Avanzo lentamente, mentre parte un nuovo pezzo e il pubblico ricomincia a pogare. C’è Jarvis Cocker a vedere gli Shellac. E’ in giacca e cravatta, nel mezzo della ressa. Coperto di sudore e con gli occhiali appannati. E’ così fuori luogo e così credibile allo stesso tempo. Ha suonato poco fa su un altro palco. Fammi passare, Jarvis. Fammi passare.
Arrivo che gli A Certain Ratio hanno già incominciato a suonare da qualche minuto. Prendiamo posto e ci mettiamo a ballare. Siamo alla Hacienda, è il 1980. Avevo ventuno anni nel 1980 e i capelli un po’ più lunghi. Ora ne ho ventuno. Siamo molto stanchi, ma stare fermi è impossibile. Al terzo pezzo dal palco chiedono “Is there anyone from Manchester?”. Puoi scommetterci, Jeremy, qui siamo tutti di Manchester stasera. E abbiamo tutti ventun’anni.
Michael Mayer ha appena concluso il suo set sul palco Pitchfork, tra le colonne di cemento armato del Forùm di Barcellona. Sono le 6 del mattino di venerdì e la gente scende verso la metropolitana, lasciandosi alle spalle il mare. Abbiamo ballato. E’ come se Mayer riuscisse a fissare quel momento in cui i bassi sono l’unica cosa a fuoriuscire da dietro la porta chiusa di un locale, con i bicchieri di plastica vuoti tutti intorno. Poi lo fa esplodere, quando la porta si apre. Torniamo verso il centro della città. D. cammina davanti a noi. Ha una spilla con scritto “Manchester” sulla felpa. E’ il primo della fila, a qualche metro davanti a noi. Mentre cammina, continua a ballare.
http://www.primaverasound.com/
Philip Di Salvo