Non sono un ecologista e non mi importa nulla se la Terra verrà sommersa dalle acque nel tempo di 100 anni. I cambiamenti stanno nell'ordine dei fatti e tanto fa. Mi separo dall'istinto di prosecuzione delle specie e se dovremo morire tutti, che sia.
Non mi oppongo quindi ai cambiamenti, grandi o piccoli che siano. Il taglio di un albero (cedro), le paratie sul Lago di Como (lì mi lamento giusto per insofferenza verso le istituzioni) o la costruzione della TAV.
Eppure, ad una “grande opera” sono fermamente contrario: il Ponte sullo Stretto di Messina. Non dubito sul fatto che porterà spaventose ripercussioni ecologiche; non mi sorprenderei, da buon qualunquista, se molti dei fondi per la costruzione venissero spartiti tra politici e mafia; non mi scandalizzerei se il progetto presentasse delle lacune per quel che riguarda la resistenza sismica. Ma nessuna di queste motivazioni è attacabile dal punto di vista politico e quindi mi interessa.
Io mi oppongo a quell'”opera” secondo una logica sociologica. Il Ponte è una costruzione fatta al Sud per il Sud. Non è né per l'Italia, né tantomeno per l'Europa. Essa collega esclusivamente la Calabria e la Sicilia, ma queste due Regioni rimangono in ogni caso fuori dalle vere vie di comunicazione continentali. Dare la priorità al Ponte piuttosto che alla tanto e sempre discussa Salerno-Reggio Calabria significa questo, e nulla di più. Vuol dire solo separare ancora di più Calabria e Sicilia dal resto d'Italia e d'Europa.
Il mio dubbio è che la Lega di Bossi critichi il finanziamento al Ponte, ma che sotto sotto ne approvi i risultati geosociologici. Il Carroccio, tra magliette razziste e cori da stadio, sa benissimo che quel ponte potrebbe costituire tutt'al più un altro motivo di indignazione nei confronti di Roma e del Sud Italia da parte dello zoccolo duro degli elettori tra le Alpi e il Po. Piagnucola un po' in televisione, ma non si oppone in modo reale alla realizzazione del piano di Berlusconi.
Non mi oppongo alla mutazione sociologica, sia chiaro. Anche quella può avvenire senza drammi. Non posso però fare a meno di indignarmi, però, per ciò che riguarda la componente discriminatoria del progetto. E dell'ipocrisia e delle menzogne che fungono da sostrato giustificativo all'intero piano. Come all'intero governo Berlusconi.
Il ponte non va costruito con le attuali infrastrutture di sostegno, insufficienti e da integrare. Va costruito con il massimo rigore sugli appalti, per via dell'alto rischi di infiltrazioni mafiose. Non può essere costruito ora. Ma mi basta girare una qualsiasi banconota di euro, non importa il taglio, per capire perchè, prima o poi, debba e sarà costruito.
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