Matteo D'Antonio scrive:
Gentile Michele Smargiassi,
leggo sempre con piacere i suoi interventi in questo blog. Le scrivo a proposito della fotografia di Mary Chind. Ha ragione, il Premio è stato assegnato grazie alla professionalità della fotografia. Ma, a mio parere, c’è di più: lo scatto vincitore possiede una stretta relazione con la storia dell’arte ed è in grado di richiamare addirittura il Giudizio Universale michelangiolesco. Il Pulitzer, quindi, sarebbe stato assegnato non solo grazie al sapiente svolgimento del mestiere da parte di Mary Chind, ma anche (e fortunatamente) all’alta formazione artistica della fotografa.
Cordialmente,
Matteo D’Antonio
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Michele Smargiassi scrive:
@Matteo
Il parallelo col Giudizio di Michelangelo è azzeccato e le faccio i complimenti per l’acume. Ma quell’assonanza sta quasi tutta nell’occhio acuto di chi guarda l’immagine (in questo caso lei e, ora, anch’io). Dubito che la brava Chind abbia atteso per scattare che i corpi del drammatico evento coincidessero con la figurazione della Sistina. Sono propenso a credere, invece, che quell’accostamento colto abbia funzionato consapevolmente o inconsciamente in fase di selezione fra i numerosi fotogrammi che la fotografa ha sicuramente mitragliato. In ogni caso siamo di fronte alla “scoperta” di una forma significante e non alla sua deliberata programmazione (come poteva essere in una foto di studio). Tutto questo porta acqua al mulino che mi ossessiona un po’, ovvero: è la macchina fotografica che compone, più ancora che il fotografo. Grazie per il contributo
Il Fotocrate
Del post di Smargiassi apprezzo soprattutto il paragrafo che comincia con: "Forse sì...".
RispondiEliminaFrancesco