giovedì 18 giugno 2009

Where is my blog?


Facebook, twitter, centinaia di blog stanno raccontando l'Iran di questi giorni. Mentre internet viene oscurata e la stampa estera allontanata dal paese, la resistenza, l'informazione è filtrata, nei racconti, negli aggiornamenti di status di chi, dalla piazza, si connette con l'agorà telematica. Navigare in rete, a Teheran, è un atto di resistenza mentre il regime fa sparare sulla folla di manifestanti inermi. Le informazioni si fanno più rade, ma passano. Sono circa 500 gli oppositori politici arrestati, una ventina quelli uccisi. Repubblica ha pubblicato stamattina l'ultimo post di uno dei blog più noti in Iran. Il nome dell'autore, per ragioni di sicurezza, non è stato reso pubblico. Lo riportiamo:

Sono andato in piazza Vanak. La folla s'addensava, fino a diventare un immenso ingorgo umano; altri continuavano a fluire da via Vali-Asr, che collega i quartieri più a nord di Teheran con quelli più a sud. Vali-As era gremita di dimostranti: marciavano dal nord e dal sud. Mai visto un raduno tanto civile. I poliziotti sorvegliavano attorno alla piazza. Qua e là, gruppetti di persone conversavano con loro. Due giovani leve della polizia erano lì in piedi a guardare. Un'anziana li ha interpellati: "Sareste pronti ad arrestarmi?". Uno dei due le ha risposto: "No! Certo che no, non ne avremmo mai il cuore, non vedi che noi e voi siamo gli stessi?". Il soldato avrà avuto vent'anni. Molti iraniani che ascolto, sono concordi: sabato 13 giugno è iniziata una nuova era. Ho visto tre ragazzine adolescenti, snelle e piccoline, forse troppo giovani per trvarsi lì; facevano anche loro il segno della vittoria al passaggio dei dimostranti. Malraux avrebbe certo scritto un lungo testo su tutto questo. Eppure io ero muto, senza parole. Davanti a me, ieri, passavano uomini e donne immortali.

Nessun commento:

Posta un commento